Palazzo di Montecitorio
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Direttore Responsabile Roberto Marchetta

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...e ora Francesco Papa ci ha proprio salutato

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MANCHERA' AL MONDO INTERO, CHE SENZA DI LUI SARA' UN ALTRO MONDO

Solo quando si perdono ci si accorge del Valore delle persone

di Rosario Nicola Luisi

Oggi il mondo si ferma per onorare la tua straordinaria vita e il tuo servizio instancabile. Sei stato un faro di speranza e compassione per milioni di persone, un testimone di umiltà e di amore per il prossimo. La tua voce ha sempre risuonato forte in difesa dei più vulnerabili e hai ispirato tanti a vivere con dignità e solidarietà.

Hai saputo affrontare le sfide della nostra epoca con saggezza e coraggio, promuovendo la pace, la giustizia sociale e il dialogo interreligioso. I tuoi gesti semplici, come i tuoi abbracci e le tue parole di conforto, rimarranno impressi nei cuori di coloro che hai toccato.

Mentre ci diciamo addio, sappiamo che il tuo messaggio continuerà a vivere in noi. Ti porteremo sempre nel nostro cammino, cercando di seguire il tuo esempio di amore e servizio. Che tu possa trovare pace e gioia nell'abbraccio del Signore.

Con gratitudine e affetto.

MILES DAVIS The Man With The Horn di Tito Conocchia

Venerdì 6 Luglio 1984, un caldo giorno d'Estate,uno dei tanti in cui il Sole detta severamente le sue regole senza fare sconti a nessuno. Da circa tre mesi si era diffusa una notizia che aveva mandato letteralmente in fibrillazione gli appassionati di Jazz perché quel giorno coincideva con l'apertura del Festival Umbria Jazz, nel cartellone della rassegna giganteggiava un nome,Miles Davis, lui era stato designato ad aprire il Festival. Sfidare l'intenso caldo estivo in una festosa e febbrile attesa per noi di 20 anni non rappresentava di sicuro un ostacolo,c'era nell'aria una strana consapevolezza come se si fosse giunti nel luogo dove da li a qualche ora si sarebbe manifestata una divinità. Quel caldo pomeriggio è scolpito nella memoria,il breve trasferimento in treno e l'approdo in Piazza Europa a Terni, il suo selciato rovente e il flusso continuo del popolo del Jazz che via via andava riempiendo gli spazi in prossimità del palco già allestito e con i tecnici che andavano ultimando tutti i preparativi affinchè il "miracolo dell'apparizione" si palesasse senza inciampi. C'era la netta sensazione che le aspettative non sarebbero state deluse ,ci stavamo preparando ad assistere ad un evento per alcuni di noi senza precedenti,Davis,autentico mito del 900 e icona del Jazz sarebbe apparso non appena le ombre lunghe della sera avrebbero ceduto il passo alle americane luci cariche di proiettori puntati sul piano scenico. Lo sguardo era fisso a contemplare il luccichio di strumenti e amplificatori che affollavano il palco,nella trepida attesa anche il dolore per una sigaretta spenta erroneamente da un mio amico dietro al gomito destro sembrava esser più sopportabile. Ricordo la Batteria Yamaha di Al Foster, un ricco set di Percussioni, la Chitarra Ibanez di John Scofield , i sax Selmer di Bob Berg e il Basso Fender di Darryl Jones e l'immancabile fondale con su il logo della manifestazione. La piazza era ormai gremita,nel raggio di 35 metri dal palco si assiepavano gli appassionati mentre più perifericamente arrivava ancora gente ,spinta forse più dalla curiosità e dal desiderio di esserci, perché ai tempi la Musica Jazz (di fatto esclusiva e non certo Pop) sembrava essere avvolta da un'aura di esotismo, un fascino in grado di intrigare anche l'attenzione del profano . Erano da poco passate le 21.00,l'eccitazione era palpabile e la gente cominciava a gridare "We Want Miles !"…. finalmente si stava facendo buio,sul palco appare un signore di mezza età che ha l'onore di introdurre il Messia del Jazz,l'emozione è palpabile , tempo 30 secondi ed ecco arrivare i musicisti, l'entusiasmo cresce a dismisura tra applausi ,grida e fischi di approvazione ,Al Foster batte le quattro e immediatamente veniamo investiti da un muro di suono. Funk allo stato puro! John Scofield e Bob Berg eseguono il tema e dopo alcune battute eccolo finalmente arrivare,era lui, Miles con un berretto bianco con visiera nera,gli immancabili occhialoni, dietro, una folta criniera afro gli scendeva sulle spalle,ampi pantaloni rossi e scarpe bianche a punta ,sopra una giacca nera che lasciava intravvedere una sgargiante camicia, ma, soprattutto la sua Tromba microfonata che gli consentiva di aggirarsi sul palco volgendo per gran parte del concerto le spalle al pubblico e quando andava bene lo si vedeva suonare di lato,non una parola ma solo la sua Musica. Mentre il mio Walkman Sony era in modalità Recording, gli occhi fissavano attentamente Miles e il suo sottrarsi allo sguardo della folla non mi turbava affatto e non credo che il look da autentica Star del Jazz dovesse corroborare ulteriormente la presenza scenica,bastava il suono inimitabile della sua Tromba. Non credo affatto che Miles si curasse di usare la sua fisicità come elemento addizionale alla performance , girovagava sul palcoscenico tenendo d'occhio attentamente i suoi sodali e bastava uno sguardo ,un cenno e lo spazio improvvisativo (come in un passaggio di testimone) transitava dalla chitarra al sax o viceversa rientrando poi sapientemente nell' emissione sonora della sua Tromba. Quel sound elettrico e proto digitale univa l'energia ritmica del Funk,la raffinatezza della Fusion(gli anni 80 furono il periodo d'oro della jazz fusion) al flusso improvvisativo del Jazz e ciò restituiva la cifra esatta dell'ennesimo cambiamento di rotta che Miles aveva determinato nella Musica. Se i Weather Report fu la band che negli ultimi 10 anni aveva proposto un nuovo modo di pensare e suonare Jazz, Miles Davis dopo un lungo periodo di sofferente inattività seppe proporre di nuovo un'alternativa, un'altra strada maestra , gli anni 80 ci avevano restituito un grande artista in tutto il suo splendore. Quella sera eravamo persuasi che i suoi ottimi musicisti non fossero comprimari,ognuno di loro contribuiva egualmente a dare forma alla rinnovata estetica Davisiana, le linee ritmiche evidenziate dalla Batteria e percussioni erano serrate ed essenziale così come il tappeto armonico fornito dalle tastiere,il Basso con le sue corde prevalentemente percosse nella tecnica dello"Slap" contrappuntava efficacemente le linee improvvisative dei solisti, Sax , Chitarra e Tromba. Davis ci aveva abituati sin dagli anni 60 all'elettrificazione del Jazz,alla prassi della rarefazione dello spazio improvvisativo,destrutturando e riassemblando la materia sonora così da fornire ai suoi collaboratori i dettami estetici su cui edificare una poetica musicale per la quale ogni singolo musicista diventava un propaggine del leader stesso. Dell'Uomo con la Tromba rimaneva inalterato il valore indiscusso del suono, del timbro e del suo lirismo che talvolta trascendevano nell'imperfezione esecutiva spesso percepita dai suoi ammiratori come il collasso di una tensione emotiva o forse un'increspatura dell'anima stessa, come d'altronde evidenziato durante il concerto dalla rilettura di un classico Pop degli 80 e cioè quel "Time After Time " della cantante Cindy Lauper che, nell'interpretazione di Davis sembrava aver acquisito nuova linfa se non altro per il magistrale uso che faceva della sordina,uno dei tratti distintivi dell'artista. Di quella memorabile apertura di Umbria Jazz 84 ricordo intensamente la rilettura della forma Blues, eterea e rarefatta , come in un mantra Davis trascendeva la realtà liberando lo Spirito da ogni costrizione terrena. Al termine del concerto il Popolo del Jazz era stato redento e a me e miei amici , colmi di entusiasmo, non restava altro che aspettare l'alba quando il primo treno utile ci avrebbe riportato all'ordinario quotidiano illuminato però dal ricordo vivissimo di un esaltante esperienza musicale.

TEMPI DI RIFLESSIONE di ROBERTO MARCHETTA

LA PASQUA CRISTIANA. dal Calendario Cattabiani
A quella ebraica si ricollega la Pasqua cristiana. Non per caso il Cristo volle deliberatamente morire in occasione del “Pesah”, vero agnello “al quale non si deve spezzare alcun osso”. Già il Battista lungo le rive del Giordano esclamava: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo”. E Giovanni l’evangelista avrebbe narrato: “Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce al sabato chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e portati via. I soldati spezzarono le gambe ai due ladroni. Poi vedendo che Gesù era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con la lancia colpi’ il costato e subito uscì sangue e acqua. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura. “Non gli sarà spezzato alcuno osso”. I cristiani, come già gli Ebrei, San Paolo spiega che sono liberati dalla schiavitu’ spirituale mediante il sangue dell’Agnello. Ma diversamente da quello ebraico, l’Agnello della Pasqua cristiana risorge dalla morte: la concretezza della Resurrezione di Gesu’ in anima e corpo e’ sottolineata dalla testimonianza che Egli ha mangiato e bevuto con gli apostoli dopo la Resurrezione, come scrive Luca nel suo Vangelo. La Pasqua cristiana è l’annunzio che Gesu’ crocifisso è morto, è ora Risorto. La Resurrezione del Cristo dai morti, insieme con l’Incarnazione del verbo e’ l’evento assolutamente nuovo e divino. Non casualmente i catecumeni ricevono il sacramento nella notte dí vigilia della Pasqua, perché il battesimo è nello stesso tempo sepoltura nella morte del Cristo e rinascita definitiva con il Cristo risorto nella comunione divina. E’ impossibile eliminare dal centro della fede cristiana la Resurrezione del Cristo. Il Cristo non è solo l’Agnello, ma anche il segno salvifico innalzato sulla Croce come il serpente di bronzo nel deserto (“È come Mose’ innalzo’ il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”). Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mose’ vi ha dato il pane del cielo, quello vero: il pane di Dio e’ colui che discende dal cielo e da’ la vita al mondo”; è acqua vivificante (Chi ha sete venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”); E’ luce (“Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”); e’ vita, via, verità (“Io sono la via, la verità è la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”). Anche dall’Apocalisse splende la figura dell’Agnello secondo la tipologia dell’Esodo: i mali della fine dei tempi ripeteranno le piaghe d’Egitto; e la Chiesa e’ il “nuovo popolo” delle dodici tribù che attraversa il mare cantando il cantico di Mose’ e il cantico dell’Agnello, e viene condotta dal Signore su ali d’aquila nel deserto per giungere infine alla Gerusalemme celeste. La celebrazione eucaristica, che San Paolo riceve dalla comunità d’Antiochia e trasmette ai Corinzi, assume la struttura della liturgia pasquale giudaica con lo schema di annunzio, anamnesi, pasto sacrificale operante una comunione, e infine di attesa escatologica. Inizialmente la Pasqua cristiana veniva celebrata ogni domenica, come giorno memoriale. La celebrazione annuale della Pasqua nella domenica di Resurrezione nasce più tardi. La prima notizia è contenuta nell’Epistula Apostolorum che risale alla metà del secondo secolo, si vegliava nella notte finì al canto del gallo leggendo le Scritture e celebrando l’eucarestia. Ma come narra Eusebio di Cesarea nella “Storia ecclesiastica”, verso la fine del secondo secolo una controversia fra alcune comunità asiatiche e il resto della cristianita’ sulla data della Pasqua rischio’ di provocare uno scisma. Mentre le prime sostenevano che si dovesse osservare per la Pasqua il quattordicesimo giorno della luna, quando gli Ebrei sacrificavano l’agnello, le altre invece, rifacendosi alla tradizione apostolica, mantenevano l’usanza della domenica successiva al plenilunio per sottolineare la novità cristiana, la Resurrezione, che consideravamo l’evento fondamentale. Si è voluto erroneamente attribuire questa divergenza a due concezioni diverse della Pasqua, l’una che celebrava la morte del Signore, l’altra la Resurrezione. Siccome la divergenza non si ricomponeva, vennero convocati vari sinodi e assemblee di vescovi, dalla Palestina a Roma; e “tutti all’unanimità” scrive Eusebio “formularono per lettera una regola ecclesiastica per i fedeli di ogni nazione, in base alla quale il mistero della Resurrezione del Signore non si sarebbe celebrato in altro giorno che nella domenica, e in questa soltanto avremmo osservato la fine del digiuno pasquale”. Tuttavia, i vescovi delle diocesi asiatiche, guidati da Policrate di Efeso, continuarono a sostenere l’usanza loro tramandata dai predecessori. La reazione di Papa Vittore (189-98) fu durissima: stigmatizzò i disobbedienti dichiarandoli scomunicati. Ma questo dispiacque a tutti i vescovi. In ogni modo, a poco a poco le diocesi asiatiche si sottomisero. Tuttavia la data della Pasqua continuò a variare per un secolo ancora a causa dei calendari, diversi da luogo a luogo. Le chiese di Antiochia la celebravano la prima domenica che seguiva il “Pesah”; il quale andava interpretato in senso spirituale secondo la concezione allegorica del giudaismo ellenistico di Filone di Alessandria. Le altre chiese determinavano la data biblica- il plenilunio dopo l’ equinozio di primavera - basandosi sull’ equinozio legale, il quale variava secondo i luoghi: a Roma era il 25 marzo, ad Alessandria il 21. Inoltre ci si basava su cicli di anni imperfetti e diversi secondo i luoghi. Fu il concilio di Nicea, nel 325, a fissare l’ equinozio nel calendario giuliano al 21 marzo. Da quel momento la Pasqua è sempre caduta la prima domenica dopo il plenilunio successivo all’equinozio di primavera, che oggi tuttavia non è più fissato al 21, ma varia secondo gli anni dal 20 al 21 marzo. Sant’Agostino infine avrebbe ricomposto definitivamente l’anima asiatica con quella alessandrina spiegando, sulla scia di Origine, che la Pasqua era il passaggio del Signore che attraverso la Passione giunge alla Vita, conducendovi anche tutti coloro nella sua Resurrezione. 

dal Calendario Cattabiani

LA PASQUA EBRAICA 

L'Antico testamento spiega che, anche gli Ebrei avevano una festa. Il Pesah, che coincideva con l'inizio della primavera, calcolato non sul corso del sole, ma su quello della luna. Cominciavano a celebrarla la sera del 14 di "nisan", ovvero al plenilunio del primo mese lunare dopo l'equinozio primaverile: rito memoriale, vivo ancora adesso, dove si rammenta l'intervento liberatore di Dio, ricapitolazione di ogni altra azione salvifica nel passato e prefigurazione della salvezza futura. "Pesah" significa letteralmente "saltar oltre", in ricordo della notte in cui Yahweh "saltò oltre", ovvero oltrepasso' le case degli Israeliti in Egitto contrassegnate dal sangue dell'agnello sacrificato, risparmiandone i primogeniti maschi. Quel rito in realtà risaliva a un'arcaica celebrazione familiare con la quale o pastori solennizzavano il rinnovamento del cosmo a primavera, come in tutte le religioni semitiche, durante la notte di plenilunio precedente la partenza per i pascoli estivi. Al chiaro di luna s'immolavano i primi nati del gregge, il cui sangue veniva sparso su capanne e animali per proteggere le famiglie e le greggi da calamità e assicurarne la fecondità; poi si consumava la carne in un pasto rituale. Durante la festa si svolgeva una danza culturale che consisteva in una serie di salti figurati, un ritmico "saltar oltre". La festa celebrata anche alla vigilia della partenza del popolo ebraico dall'Egitto, fu storicizzata in memoria di quell'evento che aveva segnato l'inizio del viaggio verso la Terra promessa: sicché Pesah significò che Yahweh era "saltato oltre" le case o le tende degli Israeliti, i cui stipiti e architravi o paletti erano stati segnati dal sangue del primo nato del gregge, e aveva risparmiato i primogeniti ebrei uccidendo quelli egizi. Secondo l'Esodo, fu il Signore stesso a ordinare a Mosè e Aronne: "Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: il dieci di questo mese ognuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero di persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello secondo quanto ognuno potrà mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno, potrete sceglierlo tra le pecore o le capre, e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità di Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po' del suo sangue, lo poseranno su due stipiti e sull'architrave della casa in cui lo dovranno mangiare. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco: la mangeranno con azzimi ed erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe, le viscere. Non ne dovrete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. E' la Pasqua del Signore! In quella notte passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia: così farò giustizia di tutti gli dei dell'Efitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle vostre case sarà segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello dí sterminio quando io colpirò il paese d'Egitto. Questo giorno sia per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione, lo celebrerecon un rito perenne"; e soggiunse a proposito dell'agnello: "non spezzerete alcun osso". Ai riti del Pesah fu collegata a poco a poco un'altra tradizione arcaica, la settimana delle "mazzoth" o azzimi. Originariamente era una festa primaverile nel paese di Canaan, dove gli Ebrei erano giunti dall'Egitto: celebrava l'inizio della mietitura con l'offerta del primo covone nel santuario-era dunque un pellegrinaggio- e con l'usanza di cibarsi per un'intera settimana di pane non fermentato del nuovo raccolto di orzo perché in viaggio non era possibile farlo lievitare. Anche questo rito, che aveva una funzione apotropaica e di propiziazione, venne storicizzato e collegato al Pesah: sicché ancora oggi il pane azzimo ricorda la fretta con cui gli Ebrei erano partiti senza avere il tempo per farlo lievitare. A loro volta, le erbe amare, che condivano il pasto notturno dei nomadi, vennero a ricordare l'amarezza della schiavitu' in terra d'Egitto. La celebrazione del Pesah, prescritta dal Signore a Mose', si configura come un memoriale il cui scopo e' di preservare dalla dimenticanza i benefici del Signore richiamandoli alla memoria per rinnovarli e attualizzarli nella coscienza degli Ebrei. A sua volta il Signore, in presenza del suo memoriale presso il suo popolo, si ricorda e, ricordandosi, si rende presente e attualizza la sua salvezza. Nel corso del tempo al Pesah, che dura oggi otto giorni esclusa la vigilia del 14 di "nisan", si sono aggiunti altri memoriali della storia della salvezza: l'ingresso nella Terra promessa e la presa di possesso dei suoi beni; l'istituzione del culto e l'erezione del santuario; il coronamento della riforma di Ezechia; il rinnovamento dell'alleanza in seguito al ritrovamento della Legge; e infine il ritorno dall'esilio, la ripresa del culto nel tempio e la ricostituzione del popolo. Perciò la Pasqua ebraica è il compendio e la ricapitolazione di tutta la storia della salvezza, lo schema interpretativo degli interventi di Dio in favore del suo popolo, anticipazione, profezia e tipo dell'evento salvifico finale. 

Dal Calendario di A. Cattabiani

IMPERATIVI MORALIdi Roberto Marchetta.

Questa nostra epoca, caratterizzata da un avvicendarsi di spinte contrastanti con l'accelerazione della Storia, l'immagine di una realtà inquietante che ogni giorno presenta nuovi e incomprensibili segni indecifrabili. Nel mondo in cui viviamo, caoticamente segnato dalla civiltà del benessere, legata allo sviluppo tecnologico e cibernetico tali da far temere l'imminenza dell'apocalisse… L'intelligenza sia umana che artificiale, giunte a consentire la conquista di Marte, possa un giorno sconfiggere il cieco egoismo della violenza brutale; l'ingiustizia e le lotte fratricide. "L'Umanità è al bivio" - disastro ecologico e nuove barbarie… per cui l'umanità è posta al bivio! Le contraddizioni vengono dagli Stati Uniti… principale modello ed epicentro mondiale permanentemente in politica imperialista, sino a fare della democratica America il gendarme del mondo: quello che Sartre definiva il "mostro super europeo". Ora, noi siamo scampati fortuitamente alla terza guerra mondiale (si trattò, ricordando la crisi cubana del 1962, più di "buona sorte" che di perizia politica). La minaccia di olocausto nucleare e' passata, ma è rimasto il militare come mezzo per la conduzione dei conflitti, come strumento politico. Ma con ciò non raggiungeremo la pace, che deve essere pensata, almeno in linea teorica, solo in modo più ampio e radicale, al di là di militarismo e minaccia nucleare. Le vittorie storiche degli Stati militarizzati, non sono una prova delle loro superiorità sotto il profilo della garanzia e della qualità della vita umana. I padri della Costituzione americana, così come i loro contemporanei europei dell'illuminismo, che reagirono alla realtà distruttiva dei regimi assolutistici con la scoperta della democrazia rappresentativa e dei poteri distinti, e di qui svilupparono la prospettiva del diritto universale di voto, che allora per i più suonava utopistica, cioè irreale e irrealizzabile con il risultato di comporre ciò che sembrava impossibile. Un nuovo inizio, che sia a questo comparabile… oggi è più che mai richiesto, più e più legittimamente di allora! Allo sguardo acuito da "Hiroshima", non possono più bastare i parametri analitici forniti dal concetto di "militarismo" per quanto ampio. Hiroshima si colloca al "termine", o è il punto estremo e insuperabile… Concentrazione della ricerca e dello sviluppo degli armamenti da parte delle scienze fino al punto in cui dalle armi può scaturire uno strumento dí annientamento del mondo. Le tracce della violenza sono incise profondamente nel panorama della nostra società- nel senso della psicologia collettiva, della cultura… Anche la strada più lunga incomincia con i piccoli passi. Colmi di speranza auguriamoci un "Buon cammino".

CIÒ CHE ORA È - di Roberto Marchetta. 

Viviamo in uno dei momenti in cui i mutamenti politici, sociali, culturali e scientifici sollecitano adeguati mutamenti. La contraddizione sta nel fatto che seppure da decenni viviamo in un'epoca di tal genere, tuttavia "appena oggi" sembrano mostrarsi-qua e la'- segni di una consapevolezza che, appunto, in una tale epoca viviamo. Da questo ritardo della Coscienza derivano varie deformazioni ideologiche che, testimoniano un problema delineato. La retorica delle novità assume la forma "ad essere" nuove elaborazioni ad aprirsi, a nuove problematiche e dimensioni: insomma, ad avere il "coraggio del l'invenzione", della fantasia, dell'immaginazione. La precisazione però, che non ha da trattarsi di un coraggio teorico. In pochi altri momenti, se abbiamo il coraggio di guardare le cose in faccia, il distacco, lo scollamento, fra gruppi dirigenti da un lato, e semplici militanti da un altro. Dare prova di una "collettiva immaginazione creativa" che saldi teoria e prassi, tende paurosamente a ridursi a vuota chiacchiera. Quindi pratiche politiche frantumate, localistiche, episodiche, incoerenti; gruppi dirigenti con caratteri "forti" (medievali) di caste solidali dell'unico punto della gelosia del "Potere", trasformistici ed apertamente privi di idee. E va aggiunto che, quella retorica usata per mettere al bando qualunque orientamento che, invece si rivolga criticamente contro di essa cercando di cogliere motivi ed orientamenti. Ma non basta! E' interessante notare che gli slogan (perché non di altro si tratta) di cui l'ideologia dell'innovazione si nutre, da un bagaglio culturale certamente non nuovo; La tradizione liberale dei "Diritti e delle Regole". Lo spiritualismo religioso, l'irrazionalismo dei "desideri ". A questo punto l'ideologia dell'innovazione si rovescia esattamente nel proprio contrario, nella riproduzione di temi non "post", ma "pre". ( Si pensi alle immani fesserie che lasciamo dire…). In questo paradossale culto di una storia immobile ( cioè, della storia come "già accaduto". Come insieme di quelle istituzioni e credenze per un certo pensiero dove la Storia, appunto Era). Che la storia non sia solo memoria, che, al contrario, essa sia ben viva ed operante nei problemi che ora viviamo. E allora non basta descrivere le dinamiche economiche… Bisogna capire, invece, come quelle dinamiche di traducano nei comportamenti degli strati sociali. I quali comportamenti sono intimamente connessi con il modo di interpretare la realtà da parte dei diversi strati sociali. Il mutamento di forma a cui si è costretti, consiste nella ricerca degli strumenti di analisi, di modalità di relazioni e di modi di azione politica, incisivi nella situazione data, perché adeguati alle sue specifiche complessità.

Scoperto un farmaco in grado di ripristinare le funzioni cerebrali dopo un ictus (Silenzi e Falsità)
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I TEMPI CHE VIVIAMO

L'Europa… I Monnet, gli Spinelli, gli Schumann, gli Adenauer, i De Gasperi. Nei regimi totalitari italiano e tedesco tra il mito nell'ordine mondiale e l'aggressione militare. Negli anni più oscuri della "guerra civile europea", fu ideato il progetto dell'Europa Unita, un progetto finalizzato al fine di creare le condizioni di una pace forte e stabile. Gli obiettivi dei Monnet, Spinelli, Adenauer… La Francia, dicevano i tedeschi alla fine del diciannovesimo secolo: "Ci ha fatto la guerra trenta volte in due secoli". E pensiamo noi di liberare la Francia dall'ossessione della superiorità militare che la Germania aveva conquistato sin dalla seconda metà del 1800. Il militarismo nazionalista in Germania e il giacobinismo-bonapartismo in Francia.

Occidente@Europa@Nato. 

Quante morti ancora ci vorranno, per accorgersi che troppe vite non ci sono più. 

l'urlo di Roberto Marchetta

 La Nato mise a punto il bilancio preventivo, tra il 1996 e il 2010, relativo ai costi che dovevano essere sostenuti per l'allargamento dell'Alleanza Atlantica ai paesi dell'ex blocco sovietico. A tale scopo la somma fissata era tra 60,6 e 124,7 miliardi di dollari (una cifra che corrispondeva più o meno all'ammontare del debito estero di tali paesi). Questo denaro serviva per adeguare le strutture militari dell'Europa Orientale agli standard NATO. I costi pesarono soprattutto sui bilanci dei nuovi membri. Torniamo a casa nella nostra Europa. Al tempo di Monnet, Spinelli, Schumann, Adenauer, De Gasperi, la consapevolezza del legame che, nei regimi totalitari tedesco ed italiano era esistito tra il mito della conquista di un alto rango nell' ordine mondiale e la preparazione dell'aggressione militare. Ed essi nutrivano un analogo e più forte convincimento che, nei regimi democratici, un vincolo altrettanto forte lega (e in una certa misura, subordina) i fini della politica estera e quelli della politica interna. Durante il secondo conflitto mondiale, quando fu concepito il progetto dell'Europa unita, esso era in primo luogo un progetto volto a creare le condizioni per una pace stabile, attraverso il superamento di quella rivalità che avevano insanguinato e distrutto il continente che era stato la culla della civiltà cristiana prima, e poi di quella moderna. Le contraddizioni del mondo contemporaneo, che è stato accolto e vissuto con una euforia molto irresponsabile e poco razionale anche dai movimenti pacifisti, costringono un po' tutti a rimettere i piedi per terra. Il carattere etico e sovrastrutturale, con cui vengono analizzate le questioni della pace e della guerra, non aiutano i movimenti pacifisti a dotarsi di ragioni forti e convincenti nel rapporto con la società. Ora avviciniamoci a Vladimir Putin al 24 Febbraio del 2022: "Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro paese, per il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia arriverà immediatamente e porterà a conseguenze mai viste nella storia "! Attraverso la guerra la Russia volta le spalle all'Occidente… Era forse facile per un ignoto medico affermare, più di duemila anni fa, nel cosiddetto Giuramento di Ippocrate: "Le azioni che intraprenderò saranno, in accordo con le mie capacità e il mio giudizio, per il bene dei miei pazienti e non a loro danno o detrimento…". La difficoltà sta nel decidere qual'e' il "bene dei pazienti". Le conseguenze della ricerca scientifica sono a lungo termine e a volte riesce difficile prevedere se le ricadute positive saranno sopravanzate da quelle negative. Difficoltà analoghe si incontrano sugli armamenti. Gli scienziati coinvolti durante la seconda guerra mondiale, nel progetto Manhattan e nella ricerca sul radar pensavano che il loro lavoro fosse volto alla difesa dell'aggressione nazista. Poi, in seguito, cambiarono idea, quando si scoprì che la ricerca militare stava amplificando la corsa agli armamenti costosi e senza fine. Gli scienziati conservarono piena autonomia e piena responsabilità morale sia nel'adesione che nel rifiuto. Ritornando al Giuramento di Ippocrate, il punto controverso è se e quando la ricerca militare e' fatta per "il bene dei pazienti", intendendo per pazienti non solo i paesi alleati, ma anche i potenziali nemici; l'Umanita' intera, insomma! La nostra ammirazione e simpatia viene rivolta a scienziati come Max Born e Franco Rossetti, che rifiutarono dí partecipare al Progetto Manhattan, a Joseph Rotblat, che lo abbandonò quando fu chiaro che non esisteva una bomba atomica tedesca, ai fisici che firmarono il Rapporto Franck, a Norbert Wiener, che decise di non pubblicare alcuna ricerca scientifica che potesse essere utilizzata dai militari, perché sarebbe inevitabilmente stata usata male, al gruppo di scienziati atomici tedeschi che, nel 1957, fecero pubblica dichiarazione di obiezione di coscienza, a Einstein, Russell e a molti altri (Movimento Pugwash, bollettino degli scienziati atomici) che cercarono di fermare la corsa agli armamenti, agli scienziati che sostennero il Trattato sull'abolizione delle esplosioni sperimentali (Comprehensive Test Ban Treaty, o Ctbt) e a quelli che si opposero all'impiego di defolianti nel Vietnam.

Questo è già storia del passato. Ora, invece, è già calata una nuova cortina di ferro sul mondo. L'Europa si trova in un bivio esistenziale: unirsi o disgregarsi. Roma,Parigi, Berlino e Madrid "spingono per un cessate il fuoco" al più presto. L'annunciato riarmo della Germania potrebbe ri-diventare la terza potenza militare al mondo. Attraverso la via della guerra , Mosca ha deciso di recidere ogni legame con l'Occidente, a cui perennemente legata da sentimenti di attrazione e repulsione. Dall'altra parte dell'Atlantico ancora al primo posto nella gerarchia planetaria, gli Stati Uniti in costante disordine interno, decisero di sostenere L'Ucraina stanziando decine di miliardi di dollari e i migliori armamenti per trasformare l'aggressione di Mosca in un pantano. Il futuro dell'Ucraina è l'incognita principale. Zelens'kyj ha firmato la domanda di adesione alla Nato e nell'Unione Europea il 28 febbraio 2022 il Consiglio europeo ha concesso al Paese lo status di candidato ufficiale il 23 giugno. Gli sforzi di mediazione di Erdogan, vede le parti intransigenti sulle loro proprie posizioni. Il Donbass e le regioni di Zaporizzja e Cherson sono destinate a rimanere territorio di contesa. Quante morti ancora ci vorranno, per accorgersi che troppe vite non ci sono più.

ARTE POESIA CULTURA

 Ermo Colle -L'Umbria e i suoi infiniti- di Tito Conocchia

Giorni fa, affacciato alla finestra contemplavo quel che restava del giorno, lo sguardo rivolto ad Est planava nel cielo terzo di Febbraio alla ricerca di un altrove. Non so con esattezza perché ma mi venne in mente Leopardi e il suo "Ermo Colle" (quello dell'infinito, per intenderci) e chissà che non ci fosse un'assonanza Geo-Morfologica e perché no?! Filosofica. Fughe prospettiche che viaggiano incessantemente e che prima o poi trovano ad intersecare il loro piano un ostacolo, che si tratti di un albero, di una collina o di montagne, queste barriere naturali comportandosi come uno specchio restituiscono i raggi visuali impedendo di fatto la loro dispersione oltre la curvatura terrestre. Nasce così l'ardire di andare oltre e cioè di brandire l'arma dell'immaginazione per colonizzare l'altrove penetrando al di la di ciò che viene fisicamente celato facendo così germogliare altri mondi e dimore più rassicuranti per l'anima. L'ignoto alberga infinite possibilità dell'essere e nulla ci vieta di immaginare città invisibili nascoste dietro i confini fisici e mentali per poi farsi rapire da miraggi come nella lunga attesa del tenente "Drogo" laggiù nelle remote terre dei Tartari. Tutto ciò potrei definirlo come la diretta conseguenza di un senso estatico di perdizione trascendentale. Quello che si nasconde dietro l'ermo colle è davvero infinito ed è in virtù di questa assonanza che mi sono permesso di scomodare la figura del sommo poeta Giacomo Leopardi, lui sì che se ne intendeva. La ricerca di una terra promessa, del migliore dei mondi possibili rappresenta di fatto la ricerca dell'altrove in tutte le molteplici possibilità di esistere. Qua, nel centro della penisola Italica la geo-morfologia è piuttosto severa, la percezione visiva è imprigionata in articolati orizzonti fisici, che, nel divenire e nel loro quotidiano replicarsi sembrano nascondere una quasi impercettibile e cangiante vibrazione. L'Umbria è per antonomasia la regione italiana più soggetta a questo ermetismo geografico che si riflette come diretta conseguenza su una certa chiusura degli abitanti stessi, caratteristica alla quale nemmeno il sottoscritto può sottrarsi, un attributo che non dovrebbe pesare come uno stigma ma, invece, preso e considerato come un dato di fatto, una semplice connotazione. D'altronde a una chiusura è sempre possibile associare una "dischiusura" ed è indubbio che esistano varie modalità perché ciò si realizzi. Orbene, assumendo come ovvio che il fattore chiusura non sia un'anomalia ma forse una regola, vorrei inoltrarmi nel descrivere l'Umbria come una sorta di "terra di mezzo" dove la coesistenza di innumerevoli e possibili vie di fuga aprono la mente al trascendente e al divino. Chi si spinge in Umbria trascinato dai flussi del turismo mordi e fuggi difficilmente avrà modo di approdare a questa dimensione che presuppone tempo, interesse e ed una naturale disposizione a percepirla. Molti sono i luoghi che si sottraggono allo sguardo distratto di viaggiatori narcotizzati da un pensiero debole e conforme, ignari della poesia occulta che si sottrae agli occhi di un vedente,per chi d'altro canto è incline a concedersi indispensabili stati di quiete (e cioè un osservatore) sarà messo nella condizione di afferrare l'ineffabile poesia che certi spazi e topos custodiscono. Leonard Cohen, raffinato musicista – cantautore che di poesia ne sapeva un bel po,affermava che la poesia esiste a prescindere e solo il poeta ha il compito e il privilegio di scovarla. Non è necessario praticare studi classici e umanistici o pubblicare libri di poesia per avvicinarsi agli infiniti di Leopardi intersecando le vie mistiche della spiritualità secolarizzata nell'Umbria degli ancestri. Non è un caso che qui 800 anni fa qualcuno aveva proposto un metodo, che, riletto e codificato ai giorni nostri, fa della spoliazione simbolica dagli orpelli e dagli schemi mentali ortododossi e condizionati un mezzo indispensabile per accedere alla poesia del tutto, una totale immedesimazione e risonanza con spazio e materia. L'Umbria degli eremi, delle mura poligonali ,degli orridi scoscesi , di boschi sacri e castellieri martani, popoli antichi, i suoi Santi, tutto è impercettibilmente stratificato, ogni autunno, ogni primavera, tutte le stagioni della storia sovrapposte a formare un "unicum", una schiuma quantistica polidimensionale, una profonda spiritualità. Molti anni fa il mio amico e artista Cesare Mirabella arrivato in Umbria intorno alla metà degli anni 70 per una personale di pittura al Festival dei due Mondi di Spoleto mi raccontò come l'attrazione per questa regione crebbe nel tempo e dopo numerosi soggiorni ,in particolare mi fece notare che se c'era qualcosa per la quale si fosse poi deciso a trasferirsi qua era proprio in virtù della luce mistica del suo cielo, di un suo insolito e pervasivo magnetismo.

Castello Di Morcicchia (Giano Dell' Umbria) di Tito Conocchia

Che l'Umbria sia un luogo dotato sin dall'epoca pre-romana di mistica sacralità è un dato di fatto e che certi insediamenti vetusti come Morcicchia possano calamitare l'attenzione di artisti e musicisti non fa altro che convalidare quanto succitato.  Arrivati in sommità al colle di Morcicchia 5 km a est di Giano, ciò che si dispiega allo sguardo sono le rovine della parte sommitale del castello costituite per lo più da storiche mura perimetrali erose e irregolari nella parte superiore e dotate di aperture e feritoie che nel lontano medioevo fornivano difesa e strategici punti di vista su Spoleto e la sua valle. Qui, il tempo sa di passato, un luogo che non cela la sedimentazione cronologica ma anzi, la esalta e simultaneamente la intrappola in una suggestiva fissità. Molti sono gli insediamenti di origine feudale cosparsi in tutta la penisola ed ognuno con il suo peculiare stato di conservazione e non so perché ma Morcicchia mi ricorda il castello di Canossa, in Emilia, dove mi recai oltre 30 anni fa. C'è qualcosa di affine in quelle rovine, a Canossa come a Morcicchia la secolarità di ogni singola pietra custodisce l'anima del territorio, a testimonianza che la freccia del tempo,l'incessante entropia proseguono sempiterne verso infinite possibilità. Se non fosse per la diversa collocazione geografica e la diversa composizione del suolo, questi due siti sembrano in qualche modo imparentati anche se ciò è con alta probabilità soltanto una sensazione, una congettura. Da cosa possono essere correlati un castello come Morcicchia che abbraccia visualmente il mondo Longobardo e quello di Canossa eretto ai piedi dell'Appennino Reggiano e proteso verso l'orizzonte Padano? Esiste secondo me un grado di separazione tra i due luoghi ed è rappresentato dalla nobildonna Matilda dell'omonimo castello. Matilda di Canossa di stirpe Longobarda fra i vari titoli nobiliari ebbe quello di Duchessa di Spoleto che fu sede di un importante Ducato Longobardo ed è forse in virtù di questo aspetto che tra i due luoghi possa celarsi una sorta di gemellaggio esoterico,perché no?! Quel che non è testimoniato documentalmente lo potremo confinare in un a sfera ad alta densità speculativa, eppur mal mi sottraggo ad abbandonare questa tesi che nella sua presumibile infondatezza apre comunque a scenari in cui anche un' ipotesi fantasiosa può sostanziare possibili spiegazioni. Morcicchia possiede i requisiti e le caratteristiche che ne fanno un luogo ideale su cui edificare la propria "Torre D'Avorio", il proprio pensatoio,un antico ed avvolgente silenzio pone al riparo, chi ne abbisogna,dal consumo pianificato delle esistenze,dai condizionamenti massificati di una società che desertificando le coscienze le rende mute e inefficaci. Sotto le mura apicali,un Mandorlo e due Ulivi, un modesto e silente campanile che sovrasta San Silvestro, le abitazioni sottostanti sono umili e rassegnate ad una lunga e struggente attesa,soltanto due comignoli fumanti ci segnalano l'attività di una discreta umana presenza che tra l'altro ha a cuore la sussistenza di una nutrita colonia felina. I tre abitanti di Morcicchia scongiurano l'eventualità che questo sito decada ulteriormente in una delle tante, "Ghost Town". Se la descrizione di questo luogo può considerarsi a tratti fantasiosa e visionaria me ne assumo la responsabilità. Trovo viceversa possibile e soprattutto in questo presente storico il reiterarsi di una neo-colonizzazione di questi luoghi,dimenticati e sottoposti ad un un'inevitabile declino senza però dimenticarci le loro potenzialità attrattive, l'incanto della posa secolare che di certo non sfugge all'attenzione del viandante occasionale o di chi invece come il cantautore americano Mike Warren vi ha trovato un'alternativa al Sole della California.

GLI ASSETTI MONDIALI SI STANNO RIDISEGNANDO E L'UMANITA' E' SOTTO PANDEMIA DA VIRUS POLITICUS "VP2025".

Troppo facile scrivere degli uomini più potenti del mondo da una piccola sedia di computer. 

La pace si allontana e non solo dalle due guerre che si stanno combattendo accanto a noi. La pace si allontana da tutte le guerre perché è l'uomo che ha perso la Pace e non è  in grado di discernere il bene dal male. 

La pandemia del virus della presunzione politica sta devastando la mente umana. Si sta radicando nell'umanità  un Virus Politicus mortalis che fa sbranare gli uomini tra loro. Non possiamo sperare in una Pace se non iniziamo a vaccinarci contro il VP2025

San Biagio indenne tra gli animali feroci
San Biagio indenne tra gli animali feroci

Offerta per corsi di alta formazione per giornalisti e comunicatori-informazione a cura di CISAL SACS

REGGIO CALABRIA – Quattro nuovi corsi di alta formazione promossi dal sindacato dei giornalisti e degli operatori dell'informazione e della comunicazione Figec Cisal con InformaGiovani Ets. Dopo l'evento su "Etica e deontologia del giornalista economico e conoscenza dei certificati e dei prodotti di investimento per il risparmio e lo sviluppo e la trasparenza dei mercati", organizzato venerdì scorso alla Borsa di Milano, torna protagonista la Calabria che, nei mesi scorsi, ha ospitato Cosenza l'evento su "Intelligenza artificiale: luci e ombre" con il "Re dell'informatica" George Gottlob.
I nuovi quattro eventi formativi organizzati in Calabria dal dipartimento alta formazione della Figec Cisal con InformaGiovani Ets sono aperti a tutti, gratuiti e consentiranno ai giornalisti di acquisire 6 crediti ciascuno per un totale di 24 crediti formativi.
Il primo appuntamento è per domenica prossima, 2 marzo, dalle ore 9 alle 13 al Teatro Metropolitano di Reggio Calabria (via Nino Bixio 44) con l'evento "Il giornalismo culturale dalla terza pagina agli influencer. Etica e deontologia del giornalista". Relatori: Carlo Parisi (segretario generale della Figec Cisal e consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti), Lorenzo Del Boca (presidente della Figec Cisal), i consiglieri nazionali Stefano Biolchini (giornalista delle pagine culturali del Sole 24 Ore) e Ilda Tripodi e il presidente del Circolo Culturale Rhegium Julii, Giuseppe Bova. Presenti, tra gli altri, il fiduciario Figec Cisal di Reggio Calabria, Federica Morabito, e i consiglieri nazionali Franco Arcidiaco, Valeria Bonacci e Francesco Cangemi.
Martedì 4 marzo, dalle 15.30 alle 19.30 nel Salone della Lega Navale di Crotone (via Molo Sanità) tema del corso sarà, invece, "Comunicare la legalità: la sicurezza urbana e il rapporto con gli stranieri". Relatori Lorenzo del Boca (presidente della Figec Cisal, già presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti), Lorenzo Manna (commissario capo dirigente dell'Ufficio Sicurezza della Questura di Crotone), Enrico Palermo (primo dirigente della Divisione Anticrimine della Polizia di Stato), Renato Panvino (questore di Crotone) e Carlo Parisi (segretario generale della Figec Cisal e consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti). Presente, tra gli altri, il fiduciario Figec Cisal di Crotone Antonella Marazziti.
Sabato 15 marzo a Vibo Valentia, dalle ore 9.30 alle ore 13.30 nella Sala Cev di Palazzo Gagliardi (Corso Umberto I), al centro del dibattito ci sarà "L'informazione al tempo dei social, tra ricerca della verità, haters e gogna mediatica". Relatori: Vania Continanza (assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Vibo Valentia), Giuseppe Cricenti (giudice della Corte di Cassazione), Carlo Parisi (segretario generale della Figec Cisal e consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti), Domenico Libero Scuglia (segretario generale del Comune di Vibo Valentia) e Orazio Raffa (consigliere nazionale della Figec Cisal e delegato nazionale Casagit). Presente, tra gli altri, il fiduciario Figec Cisal di Vibo Valentia, Tonino Fortuna.
Infine, sabato 22 marzo a Polistena, dalle ore 9.30 alle 13.30 al Centro Polifunzionale Padre Pino Puglisi (via Catena 45), si parlerà di "Informazione, legalità e giustizia" con don Pino De Masi (referente Libera della Piana di Gioia Tauro), Lorenzo Del Boca (presidente della Figec Cisal, già presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti), Rosario Errante (avvocato del Foro di Reggio Calabria), Carlo Parisi (segretario generale della Figec Cisal e consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti), Concetta Schiariti (giornalista Corriere del Mezzogiorno e consigliere nazionale Figec Cisal) e Michele Tripodi (sindaco di Polistena). Presente, tra gli altri, il consigliere nazionale con delega alla legalità, Michele Albanese.
Per partecipare ai quattro eventi è già possibile iscriversi sulla piattaforma Formazione Giornalisti selezionando: Corsi disponibili/ Ente Terzo Formatore/InformaGiovani Ets.
Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ricorda che per l'assolvimento dell'obbligo formativo il giornalista è tenuto ad acquisire 60 crediti nel triennio (da distribuire in almeno due anni) dei quali almeno 20 deontologici. Gli iscritti all'Albo da più di 30 anni sono tenuti ad assolvere l'obbligo formativo limitatamente all'acquisizione di 20 crediti nel triennio, di cui almeno 10 deontologici da distribuire in almeno due anni. 
Sono esentati dall'obbligo formativo coloro che sono in quiescenza a condizione che non svolgano alcuna attività giornalistica. 
(giornalistitalia.it)

IL 21 MARZO LA CONFERENZA SCIENTIFICA ORGANIZZATA DA CAMERA E SENATO IN PARTNERSHIP CON LA LUP GEORG HEGEL

TITOLO DELLA CONFERENZA:

"STRUMENTI E TECNICHE DI SVILUPPO TERRITORIALE PER IL SOCIALE ATTRAVERSO IL PRIVATE PROJECT FINANCING. IL RUOLO DEGLI AGENTI TERRITORIALI PER GLI INVESTITORI PRIVATI"

La conferenza si propone lo scopo di presentare i più̀ recenti progressi scientifici e tecnico amministrativi della Private Partnership applicata alla promozione sociale del territorio con l'utilizzo degli strumenti del Project Financing.

RIPRODUZIONE VIETATA IN OGNI FORMA

REGISTERED BY CARLO PACELLA-ANGELO SPINELLI-ROBERTO MARCHETTA

ABSTRAT

Il Project Financing, ab origine, costituisce una forma di finanziamento delle opere pubbliche o di pubblica utilità, fondata sull'utilizzo di risorse alternative a quelle statali e degli Enti locali e sul coinvolgimento di soggetti privati

In questo contesto, con riferimento al suo funzionamento e, in particolare, con riguardo alla procedura di nascita, occorre rilevare che il Private Project Financing costituisce un modello innovativo per la realizzazione e gestione di opere private con rilevanza sociale, che viene proposto quando il soggetto promotore (spesso una Fondazione di partecipazione) decide di indire una call per la realizzazione di una determinata infrastruttura e, di contro, gli imprenditori e i professionisti interessati alla sua messa in opera presentano una loro proposta relativamente al servizio o ai servizi che intendono gestire sul piano economico e finanziario idonea ad integrare una vera e propria offerta gestionale contrattualizzabile e utile a mettere a terra il PF da asseverare.

L'attività economica promossa ha la capacità di autofinanziarsi e rimborsare capitale, interesse e costi di gestione di ogni singola attività cui gli imprenditori o i professionisti decidono di dedicarsi.

Si tratta, dunque, di un'operazione di finanziamento/investimento, che si protrae per un arco temporale di lungo periodo, in base alla quale i flussi di cassa in entrata che sono previsti dalla gestione dell'opera garantiscono il rimborso del numerario reso disponibile nella fase di startup.

Una ulteriore peculiare caratteristica del Private Project Financing è rappresentata dal coinvolgimento dei soggetti privati non solo nella gestione di opere private ma altresì nel coinvolgimento di soci partecipanti alla Fondazione proponenteanche solo per il finanziamento iniziale di parte dei suoi costi di realizzazione.

La particolarità del proposta risiede quindi nella possibilità̀ di coinvolgere capitali privati nella realizzazione di opere private a carattere sociale, soprattutto con riferimento alla realizzazione e gestione di infrastrutture complesse; inoltre, tramite l'elemento della redditività degli investimenti effettuati, si perseguono scopi di efficienza tipici dei sistemi di mercato, nell'ambito, comunque, di valutazioni centrate sul rilievo dell'interesse collettivo ed in grado di produrre adeguato profitto sociale per il territorio.

Appare di tutta evidenza, dunque, "l'appetibilità" di un modello di finanziamento/investimento/partecipazione che consente al Promotore di ottimizzare i costi attraverso il coinvolgimento, su più fronti, dei privati, e che consente a quest'ultimi di vedersi riconosciuta la legittimità di una attività redditizia per la durata del tempo necessario a rientrare del capitale e a ripagare i costi di gestione del loro servizio (quando contrattualizzato). Occorre altresì tenere presente che, da un punto di vista squisitamente economico, l'impiego di tale modello è garantito dalla finanziabilità dell'opera o del servizio in quanto il PF è sottoposto ad asseverazione. Si può ben comprendere, infatti, come i privati siano attratti dalle operazioni in regime di finanza di progetto soltanto laddove le stesse siano dotate di una natura speculativa, in grado di remunerare gli investimenti effettuati.

Operating pass

I soggetti che risultano idonei ed aggiudicatari della call, saranno invitati a costituire una società operativa, che possiamo definire Operating Project Company OPC, la quale, anche eventualmente per mezzo di finanziamenti di soggetti terzi solo partecipanti alla Fondazione, ovvero Istituti di Credito - sarà tenuta alla progettazione e costruzione dell'opera con tutti i suoi elementi arricchenti.

Realizzata l'opera, la new company OPC diverrà (mediante una contrattualizzazione) la società addetta alla manutenzione ordinaria dell'opera.

Per avviare l'attività, dopo l'opportuna campagna promozionale di marketing e disseminazione del progetto, tutti e solo i soggetti che dovranno assumere l'impegno alla gestione di qualche servizio saranno invitati a costituire una società veicolo di gestione "Special Purpose Vehicle SPV" che sarà titolare di tutti i servizi offerti dall'opera realizzata.

Ciascun imprenditore-professionista-investitore-partecipante si vedrà contrattualizzare il proprio servizio con la specifica dei ricavi, del loro incasso e della durata della concessione da parte della Fondazione promotrice ovvero del solo ritorno di capitali e interessi per i soci esclusivamente di partecipazione al capitale.

I dati di cui al precedente punto di contrattualizzazione sono stati comunque già definiti nella fase di elaborazione del Progetto Finanziario da asseverare.

I promotori aderenti saranno i titolari dei redditi che la gestione dell'infrastruttura produrrà relativamente ai servizi da loro offerti e gestiti, e il promotore che ha lanciato la call per l'esecuzione e la gestione dell'opera, come contropartita dell'impegno economico assunto dagli aspiranti mediante la costituzione delle due società (Operating & Vehicle), si impegna a trasferire loro, in concessione, la gestione delle attività per un certo numero di anni (da venti a trenta) ovvero a riconoscere una quota di partecipazione agli utili dei soli investitori di capitale.

In tal modo, tutti avranno la possibilità di recuperare il capitale investito e, dunque, guadagnare un margine di profitto.

Terminato il periodo previsto dal PPF, la proprietà dell'infrastruttura, la gestione e i rischi d'impresa saranno trasferiti in capo alla Fondazione.

Si ribadisce che l'operazione di finanziamento/investimento a lungo termine è effettuata tramite l'utilizzo delle due società da costituire (c.dd. Operating Project Company OPC & Special Purpose Vehicle SPV), funzionali a mantenere separati i beni del progetto da quelli dei soggetti aderenti all'iniziativa d'investimento (vale a dire gli "aspiranti").

IN SINTESI

il Private Project Financing proposto consiste in una azione di coinvolgimento di soggetti privati nella realizzazione e nella gestione di un'opera privata a rilevanza sociale, con il vantaggio di ottenere una partecipazione nelle entrate economiche future dell'opera realizzata.

Nello specifico, si è in presenza di una tecnica finanziaria che, da una parte, consente la realizzazione dell'opera senza ulteriori oneri finanziari per l'Ente proponente (oltre a quelli eventualmente necessari per l'investimento iniziale concernente ad esempio l'acquisizione dell'area) e, dall'altra, si sostanzia in un'operazione di finanziamento di un'attività economica in grado di assicurare una fonte di utili, e di consentire il rimborso. 


DIRITTI D'AUTORE: CARLO PACELLA - ANGELO SPINELLI - ROBERTO MARCHETTA

Il Papa al Gemelli, condizioni cliniche stazionarie. Prosegue l'iter terapeutico 

Il direttore della Sala Stampa vaticana aggiorna sulla salute di Francesco, ricoverato nel Policlinico romano. Il Pontefice segue le cure prescritte dai medici, questa mattina ha ricevuto l'Eucarestia ed ha seguito la Messa in tv. Nel pomeriggio ha alternato la lettura al riposo

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Francesco: l'arte, linguaggio universale che mette a tacere ogni grido di guerra

Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli per una bronchite, ha consegnato l'Angelus domenicale, diffuso dalla Sala Stampa vaticana. Nel testo il Papa si ...

Il Papa: l'arte non è un lusso, ma "necessità" che trasforma il dolore in speranza

Nell'omelia per la Messa nel Giubileo degli Artisti, letta dal cardinale Tolentino de Mendonça, Francesco riflette sul loro ruolo di "custodi della bellezza", ...

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IL BENE E IL MALE. GOVERNANTI e MAGISTRATI   di Roberto Marchetta

Costretto nel mio letto d'ospedale, ho tutto il tempo per produrre analisi sul bene e sul Male.

La scorsa settimana, la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito referendario contro la legge sull'autonomia differenziata, ritenendo che di fatto chiede ai cittadini di esprimersi non su una norma, ma su un principio ormai siglato in Costituzione. In parallelo i magistrati davano il via ad altri cinque referendum. Promossi dalla CGIL quattro sul tema lavorativo. E il quinto per cambiare la legge sulla cittadinanza… Immaginiamo ora come il Platone esteta avrebbe risposto al Platone politico in una relazione che riconduce all'unità. Il termine "Platonico" è un aggettivo che comprende il tutto: estetica, etica e Politica; dove il pensiero e il sapere implicano Verità e senso pratico. L'uomo esteticamente educato è più morale di quelli che irridono la sensibilità altrui? L'esigenza metafisica richiama la condizione del principio "coscienziale". Siamo sicuri che il "premierato di fatto" possa piacere ai cittadini? E se no? "Viribus Uniti", questo è ciò che oggi serve alla nostra "Bella Nazione" e soprattutto a noi tutti! L'empirismo trascendentale non ha permesso a Platone di relazionare l'umano ed il divino divenuti al suo occhio come due mondi di cui l'uno esclude l'altro… 

Intopic: Aggiornamento Disegni di Legge - Italia

Tajani: l'Oms ha commesso errori ma no all'uscita dell'Italia (Il Quotidiano del Sud)
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Oms, Tajani: ha commesso errori ma no ad uscita Italia (Il Quotidiano del Sud)
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Autostrade e pedaggi: cosa cambia nel 2025 (Assicurazioni Online 6sicuro)
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Oms, Lega propone l'uscita dall'Oms. Salvini: "Usiamo quei 100 milioni per sostenere i malati" (RaiNews)
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«Autonomia, legge da riscrivere. E il compito spetta al Parlamento» (Libertà e Giustizia)
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Unione Inquilini: "Secondo Relatori ONU il DDL Sicurezza viola il Trattato Internazionale sui... (Pressenza)
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Giustizia: Nordio, a breve assumeremo altri 2mila magistrati (LaPresse)
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L'Italia prepara il ritorno del nucleare (Il Quotidiano del Sud)
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Energia nucleare, Pichetto svela tutti i dettagli sul disegno di legge (Meteo Web)
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Finalmente c'è un piano sul nucleare. Ci garantirà il 22% del fabbisogno (La Verità)
Italia fuori da OMS: cosa prevede ddl Lega/ "Stipendificio inutile, usare fondi per sostegno malati... (Il Sussidiario)
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Ghana, il presidente annuncia la morte del progetto di legge che avrebbe criminalizzato... (Gayburg)
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Vatican News Newsletter 25 gennaio 2025

24/1/2025

Le notizie del giorno

24/01/2025

Il Papa: sogno una comunicazione di speranza, fermiamo leguerre di parole

Nel messaggio per la 59.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, reso noto il 24 gennaio nella memoria liturgica di San Francesco di Sales Francesco, patrono dei giornalisti e comunicatori, Francesco invita i

professionisti dei media a prediligere un modo di comunicare e informare che "non ...

Il Papa nomina il cardinale Koovakad prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso

Il porporato indiano succede al cardinale Ayuso Guixot, morto nel novembre scorso. Continuerà a svolgere anche l'incarico di coordinatore dei viaggi papali

SANTA SEDE

Koovakad: il dialogo interreligioso per costruire la pace tra i popoli

Intervista con il cardinale indiano nominato prefetto del Dicastero che si occupa delle

religioni non cristiane e manterrà anche la competenza sui viaggi del ...

Gugerotti: cresce la speranza per una Siria presto normalizzata

Il prefetto per le Chiese Orientali è giunto oggi a Damasco per una visita nel Paese, su incarico del Papa, dove rimarrà fino al 29 gennaio. Ieri la sosta in ...

Reina: disarmare l'informazione comunicando la speranza

Con la Messa internazionale della memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il vicario generale del Papa per la

diocesi di Roma ha ...

Giubileo della comunicazione, semi di speranza per far germogliare la verità

Presentato in Sala Stampa vaticana il primo dei grandi eventi organizzati per l'Anno Santo.

Presenti all'incontro il prefetto del Dicastero per la Comunicazione ...

Giubileo della comunicazione, i giovani protagonisti della divulgazione del domani

Le storie di Mariella, Tatiana, Matteo e Tommaso, "intrise di bene" nel solco del "sogno" di Papa Francesco. Coraggio, autenticità e spirito di iniziativa, ...

Parolin a Padova, visita all'Opera della Provvidenza Sant'Antonio: segno di bene

Il segretario di Stato ha trascorso la mattinata nella struttura a Rubano, conoscendo ospiti e personale, celebrando la messa in Santuario e inaugurando la ...

Farrell nomina il nuovo CdA della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù

Il cardinale prefetto del Dicastero Laici, Famiglia e Vita ha riconfermato presidente Daniele Bruno, Paul Metzlaff designato come vicepresidente

"Specchi", il podcast sulla speranza giubilare che illumina la vita

Il Giubileo della speranza indetto da Papa Francesco sarà scandito da tanti giubilei

tematici, il primo è quello della comunicazione. La storia di Giustino ...

CHIESA NEL MONDO

Haiti, il racconto di un sacerdote: "Studiare può costare anche la vita"

Nel Paese caraibico la guerra tra bande ha impedito ad oltre 500.000 minori di avere accesso all'istruzione, a Port-au-Prince le scuole chiuse sono state più di ...

Dal Papa il sostegno al progetto "Dream", storia di un sogno di pace per l'Africa

In udienza da Francesco i partecipanti al convegno organizzato alla Camera dei deputati dalla Comunità di Sant'Egidio sulla lotta all'Aids/Hiv nel continente ...

Il presule a capo della diocesi di Bolzano- Bressanone ha commentato in conferenza stampa il rapporto presentato lunedì 20 gennaio. Assumendosi "la ...

PRIMO PIANO

Cisgiordania, centinaia di persone in fuga da Jenin

Sale la tensione per l'operazione militare israeliana "Muro di ferro" in corso nella città palestinese, centinaia le persone in fuga.

Testimoni parlano di ...

Ordine di Malta: aumentare gli aiuti in Medio Oriente

Nel recente incontro con il corpo diplomatico accreditato presso il Sovrano Militare Ordine di Malta, il Gran Maestro fra' John Dunlap, ha ribadito, alla luce ...

Arabia Saudita, una Biennale per rilanciare cultura e turismo

La Biennale delle Arti islamiche di Jeddah, a cui partecipa la Biblioteca Vaticana, è un'iniziativa che rientra nel programma "Saudi Vision 2030" voluto dal ...

Pio II, il Papa dal fiore in bocca e il suo pittore, Aleardo Paolucci

Dopo Pienza e Siena, giunge a Roma, a Palazzo Merulana, una mostra che espone un particolare nucleo di opere dell'artista pientino, dedicate alla grande figura ...

L'ANGOLO DELLA LEV

"La grazia è un incontro. Se Dio ama gratis perché i comandamenti?"

Il volume di Adrien Candiard, priore del convento dei domenicani al Cairo, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana è un'arguta riflessione sull'importanza ...

PODCAST

Aperite portas

Le parole "chiave" del Giubileo attraverso le voci dei Papi che li hanno indetti tra il XX e il XXI secolo. Narratore del podcast - scritto e curato ...

Giubi…che?

Un racconto basato sulle voci, raccolte in strada, di turisti e romani e su quelle dei

bambini del catechismo della parrocchia Santa Silvia di Roma. A ...

Il talento di Giacomo

Attraverso cinque episodi, scopriamo la sua passione per il cinema, la poesia e la musica, nata nei momenti più difficili della malattia, e le ...

Papale papale

Rileggere il magistero dei Pontefici a partire da Pio XII. È il podcast "Papale papale", a cura

di Amedeo Lomonaco, Fabio Colagrande e ...

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Annualità 2025

L'EGEMONIA CULTURALE 

Iniziare a parlare di nuovo di egemonia culturale della sinistra, è, oggi, una cosa inutile, pretestuosa e fastidiosa; soprattutto perché si vuole dimenticare che il dopoguerra della Repubblica italiana è stato dominato dalla vittoria elettorale costante della Democrazia Cristiana e dalla sconfitta altrettanto costante del Partito Comunista che è stato costretto a restare sempre all'opposizione. La Democrazia Cristiana si interessava di incardinare i Ministri, i Sottosegretari e tutti gli altri apparati governativi e "lasciava" al Partito Comunista i posti correlati alle agenzie cosiddette culturali: Fondazioni, Teatri, Musei, Case editrici, Associazioni nazionali di stampo culturale, ecc… Quei Consigli di amministrazione, occupati quasi sempre senza alcun merito scientifico, hanno prodotto illusioni e pre-giudizi di valore. E' stata una sinistra perdente sul piano politico che ha avuto la possibilità di gestire la "cultura" e che ora vuole iniziare a parlare di una sua egemonia culturale pre-supponendo che essa derivi da percorsi di approfondimento scientifico e di sofferenza socio-culturale. La sinistra non ha capito o non vuole capire  che quell'egemonia era solo "numerica" e derivava semplicemente dal fatto che alla Democrazia Cristiana la cultura, allora, non interessava. 

Quando la politica -l'altra- ha iniziato ad accorgersi che quasi tutti i "posti" dei luoghi della cultura erano occupati da uomini provenienti da una sinistra che non era mai riuscita a vincere le elezioni, è stato quando quest'ultima, andando al governo senza essere stata eletta, ha iniziato a incardinare anche "cariche politiche" governative. Inutile ricordare al lettore che negli ultimi dieci anni ci sono stati governi di sinistra senza nessuna acclamazione popolare. L'altra politica si è accorta solo allora che lo stato di occupazione degli spazi della nazione stava diventando totale.

Oggi, nel momento in cui per libero voto gli italiani hanno deciso di affidare il governo dello Stato ad un Partito di destra coadiuvato da altri Partiti moderati, i Comunisti (ex) vengono fuori con la loro presunta egemonia culturale….numerica, cioè data dalla quantità di posti che avevano occupato nam residuum: ..... Dov'è la Sinistra degli operai, dei poveri, dei più deboli, degli emarginati, della scuola e della sanità pubblica, dello stato sociale? La sinistra sta tirando fuori solo pseudo-intellettuali che si proclamano di sinistra ma che non hanno mai fatto neppure un giorno di volontariato….e, da intellettuali, vorrebbero far credere che hanno un'egemonia culturale,

E qual è allora il leitmotiv che ha deciso di portare avanti, "ora", la sinistra che ha iniziato a perdere di nuovo come nel dopoguerra? L'antifascismo. E allora dagli a parlare e scrivere sull'antifascismo e sulla dittatura illudendosi che gli italiani restino imbrigliati in un pensiero unico declinato da questa sinistra ingenua, non di certo intellettuale e saggia, che non sa capire che i posti, ora, anche nel settore della cultura, non gli verranno più elargiti gratuitamente come ai tempi della Democrazia Cristiana. Certo, intellettuali veri di Sinistra ci sono, ma sono rari e parlano poco.

L'EPIFANIAdi Roberto Marchetta

La celebrazione del battesimo aveva un significato particolare per coloro che, come gli gnostici basilidiani, credevano che l'Incarnazione del Cristo fosse avvenuta non alla nascita ma al battesimo. Il 15mo giorno di "tubi", ovvero il 6 gennaio, era la data paleoegizia del solstizio invernale nella quale tradizionalmente si festeggiava il nuovo sole. Fu dunque naturale celebrare l'Incarnazione del Cristo in quella data simbolica; più tardi, i cristiani di Roma fissarono il Natale nel giorno in cui si centrava la nascita del "Sol Invictus". Poi la festa, purificata dagli elementi gnostici, venne adottata dalle Chiese orientali: sicché si trasformò nella quadruplice celebrazione della nascita del Cristo, dell'adorazione dei Magi, del suo battesimo e del primo miracolo a Cana. E anche il nome cambio' significato: inizialmente era "Epipha'neia", ovvero in greco "apparizione" e in senso traslato "manifestazione sensibile di una divinità". Il battesimo di Cristo, secondo gli gnostici basilidiani, era muna "Epiphaneia". La festa delle Epifanie si diffuse intorno al IV secolo in Occidente, e all'inizio del V fu adottata a Roma dove si modificò e divenne prevalentemente la celebrazione della venuta dei Magi e fu tradotta in "Epiphania", "manifestazione" al singolare, oppure in "Manifestatio (Fulgenzio) o in "Festivitas declarationis (San Leone Magno); ma vi si univa anche il ricordo del battesimo di Gesù e del suo primo miracolo a Cana. I Magi, abitanti dell'Estremo Oriente, erano uomini che osservavano le stelle e la loro luminosità, per questo compresero l'importanza del segno, I Magi erano stati istruiti anche dall'oracolo di Balaam: "Un astro spunterà da Giacobbe, uno scettro sorgerà da Israele". Balaam e' descritto nell'Antico Testamento come mago e indovino. L'istituzione del Magi risaliva a Balaam, che si identificava con Zoroastro. San Leone Magno offre dell'Epifania il suo profondo significato: "E' il segno sacro di quella Grazia e l'inizio di quella vocazione per cui non solo nella Giudea, ma in tutto il mondo si sarebbe predicato il Vangelo"; e aggiunge: Ciò che era cominciato nell'immagine si compie ora nella realtà. Infatti, irraggia dal cielo, come grazia, la stella, e i tre Magi, chiamati dal fulgore della luce evangelica, ogni giorno in tutte le nazioni accorrono a adorare la potenza del sommo Re". In Italia Gesu' Bambino è dispensatore dei regali, mentre una figura anomala e non chiara nella tradizione cristiana e' la Befana, porta regalucci o carbone… La Befana, nell'iconografia tradizionale appare come una vecchia col viso arcigno, a cavallo di una scopa nella notte fra il 5 e il 6 gennaio, scende per la cappa del camino portando piccoli doni ai bambini buoni e, carbone per i più capricciosi. "La Befana riccia riccia tutta quanta inanellata scende giù con Bbefanino da la cappa del camino. Va dicendo a le ragazze: Siate bone, nun siate pazze. Questo a piazza Navona a Roma. Questa vecchia misteriosa e inquietante non ha nulla a che fare con l'Epifania, ovvero con l'arrivo dei Magi…

Annualità 2025

La Transizione della Siria: Riforme, Riconciliazione e il Ruolo della Comunità Cristiana      

di Giampaolo Eleuteri

La recente caduta del regime di Bashar al-Assad ha portato a un nuovo capitolo nella storia della Siria, segnato dal consolidamento del potere di Hayat Tahrir al-Sham (Hts). Questo gruppo, che ha guidato l'offensiva finale contro il regime, ha avviato un processo di transizione volto a ristabilire l'ordine e a promuovere la riconciliazione tra la popolazione siriana. Nonostante le gravi divisioni interne accumulate negli anni, l'Hts ha invitato i cittadini, inclusi gli esiliati, a contribuire alla ricostruzione del Paese. Tuttavia, il nuovo governo provvisorio pone una condizione chiave: garantire che chi ha commesso crimini contro i civili durante il precedente regime non torni a ricoprire ruoli di potere.

Parallelamente alla riorganizzazione politica e sociale, la Chiesa cattolica in Siria continua a rappresentare un simbolo di speranza e resilienza. Con una comunità di circa 360.000 fedeli, pari al 2% della popolazione, i cattolici appartengono a diverse tradizioni liturgiche e culturali. Un esempio emblematico è il villaggio di Ma'lula, a nord di Damasco, dove si parla ancora l'aramaico, la lingua ritenuta madre di Gesù. Qui si trovano due monasteri cattolici di rito bizantino, che testimoniano la ricchezza della tradizione cristiana in Siria.

Inoltre, l'impegno della Chiesa si manifesta anche attraverso iniziative recenti, come la fondazione di un monastero da parte di suore trappiste italiane nel villaggio maronita di Azeir, nella Siria nord-occidentale. Questa presenza religiosa sottolinea il ruolo storico e spirituale della Chiesa in un contesto complesso, dove la riconciliazione e il dialogo interconfessionale saranno essenziali per costruire una pace duratura.

La Siria si trova oggi a un bivio: tra le sfide della ricostruzione e le opportunità di un futuro più inclusivo, il contributo di tutte le sue comunità sarà fondamentale per superare le ferite del passato e gettare le basi per una nuova stabilità.

Il Giubileo e il significato profondo della redenzione cristiana

di Giampaolo Eleuteri

Il 29 dicembre 2024 è stato un giorno significativo per i fedeli di tutto il mondo, con l'apertura dell'Anno Giubilare in ogni diocesi. In contemporanea al rito nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, le celebrazioni si sono svolte in cattedrali e concattedrali, guidate dai Vescovi diocesani. Questo momento solenne ha rappresentato l'avvio di un percorso spirituale condiviso, un simbolico cammino di speranza ispirato dalle Sacre Scritture.

Il Giubileo è un tempo di rinnovamento e riflessione, strettamente legato al tema centrale della redenzione cristiana. Nel cuore della fede, la redenzione rappresenta la liberazione dal peccato e la possibilità di una riconciliazione con Dio. Attraverso il sacrificio di Cristo, l'umanità è chiamata a riscoprire la grazia, il perdono e la promessa della vita eterna.

La redenzione, letteralmente "acquistare la libertà", implica che la condizione originaria dell'uomo fosse quella di schiavitù spirituale. Con la croce, Cristo ha pagato il prezzo della nostra liberazione, rompendo le catene del peccato e offrendo una nuova possibilità: vivere in pace con Dio, liberi dalla colpa e dalla condanna. Questo messaggio universale trova eco in ogni celebrazione giubilare, spingendo i fedeli a riflettere su come applicare tale dono nella propria vita quotidiana.

L'Anno Santo, che si concluderà il 6 gennaio 2026 con la chiusura della Porta Santa in Vaticano, è un invito a intraprendere un pellegrinaggio non solo fisico, ma soprattutto spirituale. Attraverso gesti simbolici come l'attraversamento della Porta Santa, si richiama la necessità di aprire il cuore alla grazia divina e accogliere la trasformazione che essa comporta.

Il Giubileo è un tempo per cantare, come descritto nel libro dell'Apocalisse, un "nuovo canto" al Redentore. È un'occasione per celebrare la libertà ritrovata e per riaffermare l'impegno a vivere in armonia con Dio e con gli altri, portando al mondo un messaggio di speranza, fede e amore.

"I Re Magi".  

di Roberto Marchetta di Roberto Marchetta

Matteo nel suo Vangelo narra che alcuni Magi "giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo". All'udire queste parole il re Erode si turbò e con lui tutt'a Gerusalemme. Riuniti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per bocca del profeta: "E tu Betlemme, terra di Giuda non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele". Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando lo avrete trovato fatemelo sapere perché anch'io venga a adorarlo". Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco che la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia. Entrati in casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Matteo si limita a riferire che i Magi, di cui non specifica il numero, giunsero dall'Oriente guidati da una stella, adorarono il Cristo e infine gli donarono oro, incenso e mirra. Uno dei Magi, chiamato nei Vangeli apocrifi Gaspar, visse in quell'epoca. Si chiamava Vindhapharna, ovvero conquistatore del Farr, la "forza-splendore", nome tradotto in armeno in Gathaspar e in greco Gondhofares. Fu principe, e poi re di un territorio situato in un'area fra l'attuale Afghanistan e l'India; e come spiega Mario Bussagli, "fu sicuramente un mago e un astrologo e - "verosimilmente ebbe inflessioni di tipo alchimistico". L'episodio dei re Magi e' ripreso in vari Vangeli apocrifi dell'infanzia fra i quali due meritano di essere citati perché contengono notizie illuminanti. Nel Vangelo "arabo-siriano dell'infanzia" si narra che "vennero a Gerusalemme dei Magi, come aveva predetto Zaradusht, ovvero Zoroastro. In quello armeno, che è un tardo rifacimento del precedente con notevoli ampliamenti e aggiunte, appaiono i nomi dei Magi che sono tre, mentre negli altri testi il numero non era specificato tre, forse in funzione dei tre doni. "Subito un angelo del Signore", narra il Vangelo armeno, "si recò nel paese dei Persiani per avvertire i re Magi che andassero a adorare il neonato. E costoro, guidati da una stella per nove mesi, giunsero a destinazione nel momento in cui la Vergine diventava madre. In quel tempo il regno dei persiani dominava per la sua potenza e le sue conquiste su tutti i re che esistevano nei paesi d'Oriente, e quelli che erano i re Magi erano tre fratelli: il primo, Melkon regnava sui Persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli Arabi." (Continuerà?

Continua: 

Essi portano, oltre ai doni, "libri scritti e sigillati dalle mani di Dio". Giunti da Erode, che domanda loro come abbiano potuto sapere della nascita del re d'Israele, gli dicono: "La testimonianza che noi possediamo non viene né da uomo né da altro essere vivente. E' un ordine divino, concernente una promessa che il Signore ha fatto in favore dei figli degli uomini, che noi abbiamo conservato fino a oggi". "E dov'è questo libro che soltanto il vostro popolo possiede a esclusione di tutti gli altri?". Domanda Erode. I Magi rispondono: "Nessun altro popolo lo conosce né per sentito dire né per conoscenza diretta. Solo il nostro popolo ne possiede la testimonianza scritta. Quando Adamo dovette lasciare il paradiso e Caino ebbe ucciso Abele, il Signore Iddio diede a Adamo, come figlio della consolazione, Seth e con lui questo documento scritto, chiuso e sigillato dalle mani di Dio. Seth lo ricevette da suo padre e lo trasmise ai suoi figli, ai loro figli di generazione in generazione. E fino a Noe' essi ricevettero l'ordine di custodirlo con somma cura. Noe' lo diede al figlio Sem, e i figli di questo si propri figli. I quali come lo ricevettero lo trasmisero ad Abramo, e Abramo lo affidò al sommo sacerdote Melchisedech, e per questa via giunse al nostro popolo ai tempi di Ciro. Re della Persia. I nostri antenati l'hanno deposto in una sala con grande onore, e così e' pervenuto fino a noi che, avendo ricevuto questo scritto, abbiamo conosciuto in anticipo la data del nuovo monarca, figlio del re d'Israele".

"Figlio del re d'Israele.Dopo essere sfuggiti miracolosamente a Erode, che voleva impadronirsi dello scritto, i Magi giungono al cospetto di Gesu' al quale re Melkon, ovvero Melchiorre, lo dona dicendo: "Ecco lo scritto, in forma di lettera, che tu hai lasciato in custodia dopo averlo chiuso e sigillato. Prendi e leggi il documento autentico che tu hai scritto (…) Or dunque, quando Adamo dovette lasciare il paradiso, il Signore Iddio fece nascere ad Adamo il figlio della consolazione, Seth e con lui questo documento scritto, chiuso e sigillato dalle mani di Dio. Seth lo ricevette da suo padre e lo trasmise ai suoi figli, e i suoi figli ai suoi figli di generazione in generazione. E fino a Noe' essi ricevettero l'ordine di custodirlo con somma cura. Noe' lo diede al figlio Sem, e i figli di questo ai propri figli, i quali come lo ricevettero lo trasmisero ad Abramo , e Abramo lo affidò al sommo sacerdote Melchisedech, e per questa via giunse al nostro popolo ai tempi di Ciro, re della Persia. I nostri antenati l'hanno deposto in una sala con grande onore, e così è pervenuto fino a noi che avendo ricevuto questo scritto, abbiamo conosciuto in anticipo la nascita del nuovo monarca, figlio del re d'Israele. Dopo essere sfuggiti miracolosamente a Erode, che voleva impadronirsi dello scritto, i Magi giungono al cospetto di Gesu' al quale il re Melkon, ovvero Melchiorre, lo dona dicendo: "Ecco lo scritto, in forma di lettera, che tu hai lasciato in custodia dopo averlo chiuso e sigillato. Prendi e leggi il documento autentico che tu hai scritto. Or dunque, quando Adamo dovette lasciare il Paradiso e Caino ebbe ucciso Abele, siccome Adamo era afflitto per la morte del figlio più che per aver lasciato il paradiso, il Signore Iddio fece nascere a Adamo il figlio della consolazione, Seth. E come dapprima Adamo aveva voluto diventare un Dio, Dio stabili' di diventare uomo per l'abbondanza della sua misericordia e del suo amore per il genere umano. Egli fece promessa al nostro primo padre che tramite Dio avrebbe scritto e sigillato di propria mano una pergamena a caratteri d'oro con queste parole: "Nell'anno 6000, il sesto giorno (della settimana) io manderò il mio figlio unico, il Figlio dell'Uomo, che ti ristabilirà nella tua dignità primitiva. Allora tu, Adamo, unito a Dio nella tua carne immortale, potrai, come noi, discernere il bene dal male. Il racconto echeggia sinteticamente una leggenda orientale che ispirò vari testi, fra cui il "Libro della rivelazione di Adamo al figlio Seth, scoperto nel 1945 nella biblioteca gnostica copta di Nag Hamnadi. "L'Opus imperfectum in Matthaeum"un'opera latina anteriore al VII secolo; la Cronaca di Zuqnin , redatta dal monaco e stilita Iso sul finire dell' VIII secolo; e il libro della "Caverna dei Tesori", che ci è pervenuto nella primitiva relazione siriaca rimaneggiata da nestoriani intorno al 500 e da monofisiti nel 750 circa, oltre che nella tarda traduzione araba, Kitab al-Magail, compilata nel X secolo. Comune a queste leggende e' la credenza che i Magi, i quali abitavano in Oriente ed erano gli eredi spirituali di Zoroastro, si tramandassero di padre in figlio uno scritto attribuito a Seth dove si profetizzava l'apparizione della stella ed erano scritte le istruzioni sui doni da offrire al Salvatore. A Seth, figlio di Adamo, l'antichita' giudaica attribuiva l'invenzione della della scienza astrologica. Per questo motivo nel Vicino Oriente Seth venne facilmente identificato con Zoroastro cui si attribuivano erroneamente dottrine di origine caldea: un'eco dell'attribuzione si trova, nel "Vangelo arabo-siriaco dell'infanzia", dove la predizione della venuta del Cristo è attribuita a Zaradusht-Zoroastro. Roberto Marchetta - Direttore

Palchetto Terre e Culture

di Tito Conocchia     di Tito Conocchia

Nei territori a ridosso della Valle Spoletina e nello specifico ,Trevi, Montefalco e Giano dell'Umbria da anni sono attive delle politiche che mirano ad uno sviluppo turistico ed economico basato sull'eccellenza di prodotti come Olio e Vino, negli ultimi decenni l'applicazione scientifica, sempre più di supporto ,ha reso possibile il perfezionamento delle tecniche di realizzazione e l'affinamento qualitativo, parallelamente sono nate figure professionali, esperti assaggiatori che avvalendosi di tali mezzi e palato raffinato hanno stabilito delle regole ben precise per conferire al prodotto stesso certificazioni qualitative e indicazioni geografiche tipicizzanti. Quanto , tutto ciò si sta rivelando utile all'economia locale e ad uno sviluppo mirato ed in sintonia con il presente storico?

Nelle terre dell'Olio e del Vino tutto scorre liscio ,quasi a non trovare ostacoli, c'è chi assaggia e chi promuove,chi certifica e chi classifica,chi produce e chi raccoglie chi trasforma e chi compra e solo l'alternarsi delle stagioni sempre più bizzoso può mettere in discussione un meccanismo oramai così "oleato". Si è lavorato sodo per dare dignità e tipicità ai nostri prodotti assecondando la logica della produzione alle richieste del mercato e garantendo con sapere scientifico e tecnologico un rigore chimico ed esecutivo proiettato in una sempre maggiore qualità del prodotto stesso. Quando si parla di Cultura del'Olio o del Vino vengono coinvolti territori ove la produzione di tali beni era alla base stessa dell'economia delle comunità agro – pastorali ed ammettiamo anche che tali beni non potevano certo competere con la qualità di quelli attuali,tuttavia le province, soggette a flussi migratori dalle campagne ai centri urbani sono state private di quel fervore operativo che faceva perno sulle piccole comunità (agricoltura ed artigianato) ed era alla base del tessuto sociale di piccoli Comuni sparsi tra valli e colline umbre. Non c'e dubbio quindi sul fatto che la valorizzazione di prodotti di eccellenza e tutto ciò che si è mosso in termini di iniziative,eventi e politiche mirate possa aver contribuito sensibilmente allo sviluppo attrattivo di luoghi accessibili e possibili solo percorrendo le vie olfattive del gusto ed il tutto incasellato in scenografie paesaggistiche degne veramente di nota. La ricerca della microscopica variazione olfattiva, la semplice oscillazione sensoriale fa la differenza nella classificazione del prodotto ." l'olfattologia " reca a se lo status di scienza esatta ? Quanto la scienza e la tecnica possono esserci utili nel riconoscere caratteristiche e qualità superiori tra un prodotto e un altro ? I nostri palati non funzionano in modo eguale e quindi torna utile aggiungere il concetto di difformità sensoriale e oscillazioni dei gusti che rendono talvolta opinabile anche il parere dei più esperti assaggiatori che di fatto possono si avvalersi di conoscenze e dati scientifici su composizione chimica e proprietà organolettiche che collocano il prodotto su una fascia qualitativa più elevata ma potranno mettere d'accordo Tizio e Caio che del prodotto hanno pareri olfattivi opposti ? Che non me ne vogliano i produttori e tutti i tecnici e assaggiatori professionali se ho messo in discussione sistemi, modalità e criteri di assegnazione e riconoscimento qualitativo di prodotti che rappresentano senza ombra di dubbio l'eccellenza gastronomica , si parla di un' indispensabile risorsa territoriale alla quale dovrebbe accompagnarsi un adeguato sviluppo strutturale ,che, qua e la e forse un po a macchia di Leopardo sta generando un sempre maggior interesse da parte di turisti enogastronomici. Un aspetto non secondario su cui bisogna soffermarsi è che la coltura di uva e oliva rappresenta la spontanea capacità della terra di metterci a disposizione i prodotti naturali con i quali l' Uomo servendosi della tecnica trasforma le materie prime in vino ed olio, infatti a nessuno è mai capitato di veder nascere a posto dei frutti delle bottiglie con il prodotto già pronto ed etichettato .Partendo da tali presupposti la coltivazione sistematica e secolarizzata di queste preziose piante ha determinato l'affermarsi di una cultura identitaria, di una coscienza collettiva in cui i popoli mediterranei attingono come una componente imprescindibile che permea nel senso stesso di appartenenza al territorio nonché a una civiltà millenaria, quella dell' olio e del vino. Negli ultimi decenni le politiche agro-economiche hanno senz'altro contribuito a dare visibilità a queste eccellenze con l'ausilio di tecnologie sempre più evolute ed un attento marketing rivolto anche oltre confine ma se analizziamo attentamente il fenomeno cosa se ne potrebbe dedurre e soprattutto chi veramente ne giova ? Alcune realtà territoriali quali Trevi per l'olio e Montefalco per il vino che di fatto si fregiano del blasone di capitali di questi prodotti, si sono dotate degli strumenti adatti a veicolare la cultura del palato fine creando strutture ricettive ed eventi mirati , di fatto negli ultimi decenni si sono creati i presupposti per la nascita di un nuovo genere di imprenditoria che senz'altro muove a favore delle economie locali ma quanto può realmente incidere sui dettami della globalizzazione e lo stillicidio del decremento demografico? Dietro la "Griffe" dell'olio e del vino in realtà si nasconde anche una certa decadenza, un declino lungo ed inesorabile testimoniato anche dall'abbandono di decine di ettari di oliveti e di aree agricole che per secoli hanno disegnato l'architettura del paesaggio e la sussistenza stessa delle popolazioni locali.

BUON NATALE 2024   

di Roberto Marchetta

In un Cronografo, composto nel 354 d.C. da Furio Dionisio Filocalo, è riportato un frammento liturgico cristiano in uso a Roma, risalente al 326 o forse a un'epoca ancora anteriore: Kalendas Ianuarias (25 dicembre) si legge: Natus est Christus in Betleem Judaeae. Un'affermazione singolare perché nei vangeli non vi è traccia della data, anzi quello di Luca allude a un periodo diverso affermando: "C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge". La pastorizia veniva esercitata in Palestina tra la primavera e l'autunno, come testimonia anche una cerimonia arcaica, poi diventata la Pasqua ebraica, che si svolgeva la notte del plenilunio successiva all'equinozio di primavera e aveva tra molte funzioni, quella di proteggere i pastori e greggi, alla vigilia della partenza annuale per i pascoli, da influenze demoniache.

In realtà il 25 dicembre è una data simbolica che si collega al solstizio d'inverno e a una festa romana di epoca imperiale. Nel Cronografo è riportato anche un calendario civile, chiamato comunamente filocaliano, che al 25 dicembre nota "N. Invicti", ovvero Natale dell'Invitto. L'Invitto era che il Sol Invictus, divinità solare di Emesa introdotta dall'imperatore Aureliano (270-75), che aveva costruito anche un tempio in suo onore nel campus Agrippae, l'attuale piazza San Silvestro.

Ma il culto del sole era già penetrato da tempo a Roma grazie all'identificazione di Apollo con Helios e al progressivo estendersi negli ambienti militari della religione mitraica. Il Sole non era inteso in senso naturalistico, ma come epifania del dio che crea e governa il cosmo.

Nella teologia neoplatonica, che avrebbe ispirato l'imperatore Giuliano (361-63) nell'effimera restaurazione pagana del IV secolo, il Sole era una delle ipostasi del Dio unico, ovvero "il mediatore" tra Colui che presiede alle essenze intellegibili e il disco luminoso, il sole del mondo sensibile, che vivifica la terra e dirige il corso alternato delle stagioni. "Sorto da tutta l'eternità dall'essenza feconda del bene" scriveva Giuliano, "mediatore fra gli dei intelligenti, mediatori essi stessi, Helios ne assicura pienamente la continuità, la bellezza senza limiti, l'inesauribile fecondità, l'intelligenza perfetta, e li dota in abbondanza di tutti i beni atemporali. Nel mondo attuale, proiettando le sue luci sul visibile… e popola il cielo intero di tante divinità quante ne concepisce la sua intelligenza… E' anche grazie a lui che esiste la regione sublunare perché egli vi perpetua la vita e distribuisce i benefici che provengono dal corpo sferico. Questa teologia neoplatonica ed ermetica si coniugava con il mitraismo, che da un'originaria radice iranica, comune con il mazdeismo, si era sviluppato tramite l'incontro con la teologia astrale dei Caldei e con riti e credenze dell'Asia Minore.

Nel Mitraismo dell'Impero romano Mitra era considerato il figlio del dio supremo figlio del sole e Sole egli stesso. Il Natale del Sole Invitto era stato fissato dall'imperatore Aureliano al 25 dicembre, ovvero qualche giorno dopo il solstizio invernale quando il "nuovo sole" era salito percettibilmente sull'orizzonte. Molti cristiani erano attirati da quelle feste spettacolari e la Chiesa romana, preoccupata dalla straordinaria diffusione dei culti solari e soprattutto dal mitraismo che, con la sua morale e spiritualità non dissimili dal cristianesimo, poteva frenare se non arrestare la diffusione del Vangelo, pensò di celebrare nello stesso giorno il Natale del Cristo come vero Sole. Non era una sovrapposizione infondata perché fin dall'Antico Testamento Gesù veniva preannunziato dai profeti come Luce e Sole. Isaia scriveva: "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse". Malachia lo chiamava Sole di Giustizia… ai fedeli romani non doveva sembrare una decisione infondata quella di celebrare la nascita del Cristo il 25 dicembre. Perciò il Natale, secondo il concilio Vaticano II, ci rivela che "soltanto nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo": Cristo infatti, che è il nuovo Adamo, rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa conoscere la sua altissima vocazione, che è di diventare figlio suo nel Figlio, e dunque fratello degli altri uomini secondo il modello del Salvatore nella sua donazione suprema.

AUGURI A TUTTI VOI da RoMa

CONFERENZA STAMPA DI PUTIN

di Giampaolo Eleuteri

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CAMERA E SENATO 2025 E' ANCHE UN LABORATORIO DI GIORNALISMO POLITICO, ECONOMICO E SOCIALE 

Riflesioni degli anni precedenti dal 2017 al 2024

2024

FINE DELL'ANNO LITURGICO E INIZIO DEL NUOVO ANNO CON L'AVVENTO 

di Roberto Marchetta

Prima di concludere questo viaggio nel mese di novembre, ovvero di giungere la' dove il serpente si mangia la coda rinnovandosi, il ricordo è, di una festa notevole: la Presentazione della Beata Vergine Maria al tempio, imprudentemente ridotta a semplice memoria. Nel calendario della Chiesa bizantina questa ricorrenza è tuttora considerata di precetto perché fa parte del cosiddetto "Dodecaorton" o ciclo delle dodici grandi feste dell'anno liturgico; e viene celebrata in sei giorni, dalla vigilia del 20 novembre fino al 25. Alla sua origine vi è il "Protovangelo di Giacomo" che narra: "Si aggiungevano intanto, per la bambina, uno dopo l'altro i mesi. E allorché ella compì i due anni, disse Gioacchino ad Anna: "Portiamola al Tempio del Signore per mantenere la promessa che abbiamo fatta, prima che il Signore ce la richieda e la nostra offerta non sia più bene accetta". "Aspettiamo i tre anni " rispose Anna, "quando la bambina non avrà più bisogno del babbo e della mamma." "Aspettiamo" disse Gioacchino: "Chiamate le figlie degli Ebrei, quelle senza macchia, e prendano ciascuna una fiaccola, e stiano ritte con la fiaccola accesa affinché la bambina non si volga indietro e non venga attratto il suo cuore fuori del Tempio del Signore". Così essi fecero finché giunsero al Tempio, del Signore. E qui l'accolse il sacerdote il quale, baciatala, la benedisse dicendo: "Il Signore ha glorificato il tuo nome per tutte le generazioni, in te alla fine dei tempi il Signore manifesterà la sua redenzione per i figli di Israele". Poi la pose sul terzo gradino dell'altare, e il Signore Iddio fece scendere su di lei la sua grazia, ed ella danzò con i suoi piedi, e tutta la casa d'Israele si compiacque di lei. I suoi genitori se ne andarono pieni di ammirazione ringraziando il Signore Iddio perché la bambina non si era voltata indietro. Così Maria resto' nel Tempio , allevata come una colomba, e riceveva il cibo dalla mano di un angelo". L'episodio leggendario ispiro' in Oriente la festa che già si è ricordata; La Chiesa romana invece tardo' ad accettarla nonostante fosse celebrata fin dal IX secolo dai monasteri orientali nell'Italia meridionale e fosse poi giunta in Inghilterra: soltanto nel 1373 la curia cominciò a celebrarla ad Avignone, ma si dovette attendere fino al 1472 perché Sisto IV la estendesse a tutta la Chiesa. Anche dopo quella data si manifestarono riserve e dubbi sulla storicità dell'episodio. Vi è chi lo considera verosimile alla luce delle usanze ebraiche: l'Antico Testamento, riferisce sulla consuetudine di consacrare i figli e figlie al servizio di Dio, sull'esistenza di un corpo maschile e di un corpo femminile deputati al servizio del tabernacolo e del tempio. Ma come per altri episodi narrati dai Vangeli apocrifi e recepiti dalla Chiesa nella liturgia, quello che interessa non è tanto la storicità dell'episodio quanto il simbolo della verità che contiene: la totale consacrazione a Dio della Vergine fin dai primi istanti della sua esistenza e la sua preparazione alla vocazione di Madre di Dio. Secondo i cristiani la festa della Presentazione è anche l'occasione per riflettere su Maria come "nuovo e vero tempio del Signore ". La Madonna diventa con l'Incarnazione il Tempio di Dio. L'anno liturgico si conclude con la solennità di Gesu' Cristo Re dell'Universo, la domenica precedente l'inizio dell'Avvento romano, nell'ultimo decade di novembre. L'Istituzione della festa risale all'11 novembre 1925 con l'enciclica "Quas primas" di Pio XI. Alcuni liturgisti la considerano superflua sostenendo che la regalità di Cristo è già proclamata e celebrata durante l'anno liturgico: all'Epifania, quando egli riceve le primizie dell'adorazione dei Magi; a Pasqua, quando vince la morte e il demonio inaugurando il regno messianico; nell'Ascensione quando si pone definitivamente alla destra del Padre.

I Misteri di San Martino

di Roberto Marchetta

Anche la festa di San Martino di Tours, che si celebra l'11 novembre e' un Capodanno perché si allaccia al "Samain" celtico che durava una decina di giorni.

Oggi questa funzione è meno evidente di un tempo, quando a San Martino cominciava l'attività dei tribunali, delle scuole e dei parlamenti, si tenevano le elezioni municipali, si pagavano fittanze, rendite e locazioni, venivano rinnovati i contratti agrari oppure si traslocava. Giorno di precetto, era festeggiato con fiere, fuochi e banchetti innaffiati dal vino novello perché "per San Martino ogni mosto è vino": leggero, ma traditore per chi lo scambi per acqua, sicché nell'Istria la festa e' detta anche "degli imbriagoni". L'usanza di banchettare allegramente, conservata ancora oggi nelle campagne francesi, mentre è quasi scomparsa nelle italiane, e' testimoniata da molti proverbi, come quello piemontese che invita per l'11 novembre a raccogliere oche, castagne e vino: "Oca, castagne e vinten tut pe' San Martin". Vino e castagne sono prodotti di stagione, ma le oche selvatiche migravano da nord a sud ed erano facile preda dei cacciatori. Questo animale ha un rapporto strettissimo con San Martino che collega la leggendaria figura del santo con l'antica religione celtica. Anche per i bambini, come la Befana, portava regali scendendo dalla cappa del camino e, se capricciosi, poneva una frusta ammonitrice, detta in Francia "Martin baton o martinet: usanza tipica dei periodi di Capodanno, o di rinnovamento temporale. Il "Samain" chiudeva la stagione agricola e il periodo tiepido per inaugurare la stagione fredda e buia, che per i Celti durava sino alla fine di aprile". Tornando all'oca, molto sacra ai Celti come simbolo del "messaggero dell'Altro Mondo", e perciò oche addomesticate, sacre e intoccabili, accompagnavano ai loro santuari pagani i pellegrini e più tardi, in epoca cristiana, una palma d'oca sarebbe stata dipinta sul petto degli artigiani nomadi dell'Ancien Regime. E che altro è la conchiglia dei pellegrini di Santiago de Compostela, in origine santuario celtico, se non la stilizzazione di quella palma? Curioso destino, e anche paradossale, quello di San Martino evangelizzatore rigoroso al punto di abbattere gli alberi sacri ai Celti per "sradicare la religione pagana". Nella sua intransigenza non avrebbe accettato queste commistioni; ma il passaggio da una religione all'altra non è mai netto nonostante le apparenze, perché la psiche dei convertiti richiede adattamenti, spesso inconsci, che permettono di non tagliare i fili della tradizione.

MIRO GRAZIANI A GIANO DELL'UMBRIA.  Gli insospettabili luoghi del jazz

di Tito Conocchia

Se entrate a Giano, qualora vi trovaste a passare dalle nostre parti, reduci da assaggi di vini ed oli, potreste rimanere sorpresi dal silenzio quasi spettrale che si avviluppa ad ogni cosa quasi a voler ammutolire la memoria stessa di una comunità che umanamente e per secoli ha dato anima e vita a questo luogo. Quando lo attraversi, percorrendo vicoli e scale, si ha quasi la sensazione che qui non sia mai accaduto nulla e che tutto sia rimasto immutabile. Un contenitore vuoto. Eppure… La memoria, quella che si condensa nei ricordi di chi Giano lo abita o lo ha abitato, è, quella comune a tanti altri borghi di collina spopolati e tagliati fuori dall'interesse economico e politico. La memoria diventa narrazione e c'è sempre un buon motivo quando si decide farlo … qualche tempo fa, seduto su una delle panchine di Largo Via Rotonda nel bel mezzo del" Giardino Dei Pini Estinti", venni sorpreso, nell'incanto che la luce crea quando viene sera da una insolita malinconia, per un attimo quel luogo mi apparve come 50 anni fa , avevo i giovani pini marittimi proprio sopra di me e di fronte, nel bel mezzo dell'arcuata schiera delle case "Leoncilli" si palesava con un acceso arancione il Maggiolino Wolkswagen di Sor Miro così veniva chiamato dagli abitanti Miro Graziani . Chi era costui? Sor Miro era un maestro di Elementari di Assisi che si trasferì a Giano Dell'Umbria a metà degli anni 30 e sposatosi con la signora Elena Leoncilli anch'essa insegnante e proveniente da una famiglia di origini nobiliari che si divideva tra Giano e Spoleto . Miro Graziani, impeccabile nel suo raffinato look con tanto di baffetti e vistosi occhiali rettangolari, conosciuto anche per certe stravaganze serali durante le sue performances a carte o a biliardo, non era solo uno stimato insegnante ma soprattutto un Musicista e Compositore . Nato ad Assisi nel 1912, in giovanissima età si innamorò di uno strumento musicale ancora in fase di affermazione, la Batteria, questo strumento composito formato da tamburi e piatti sonori in bronzo era sinonimo di Jazz, imprescindibile presenza nelle prime formazioni che partendo da New Orleans diffusero il verbo della nuova musica afro-americana. Miro Graziani è stato uno dei precursori nella diffusione della musica Jazz non solo in Umbria ma in Italia, uno di quei pochi giovani che nel periodo a cavallo delle due guerre riuscì a garantirsi un grammofono dove far suonare i dischi 78 giri in gomma lacca che provenivano da oltre oceano e recavano su scritto nomi come, Duke Ellington , Louie Armstrong etc. Dischi ma anche partiture preziose necessarie a Sor Miro per approcciare a quel nuovo linguaggio caratterizzato da un ritmo sincopato (propriamente swing) e da gruppi di accordi che facevano storcere il naso agli accademici in quanto carichi di quelle che vengono definite note blu ed ascrivibili per provenienza al Blues. La freschezza dinamica di quel nuovo genere lo stregò letteralmente anche se poi nel 1938 in seguito alla promulgazione delle leggi raziali la diffusione di questa musica considerata degenere venne interrotta creando non pochi problemi nell'acquisizione delle partiture e nell'esercizio stesso del genere musicale. Miro Graziani nasce musicalmente come batterista quindi con una funzione ( tipica della batteria) di accompagnamento e contrappunto ritmico che comunque lo confinava in un ruolo da comprimario, sorge quindi in lui l'esigenza di impadronirsi di quella materia sonora spingendolo ad affrontare lo studio del pianoforte e della composizione e con tali strumenti, uniti alla sensibilità creativa che connota ogni artista, inizia la sua carriera di musicista. Il lascito musicale di Sor Miro è piuttosto articolato, trovano posto ad esempio composizioni corali come "Il Cantico Delle Creature" su testo del suo illustre concittadino San Francesco, lavora nel 1951 alle musiche per il film "La Voce Del Sangue " ma è tra gli anni 60 e 70 che la sua attività si intensifica perché nel frattempo la diffusione del mezzo televisivo aveva dato la possibilità a diversi compositori di lavorare al commento musicale delle immagini e alla composizione delle sigle per i nuovi programmi e fra questi vorrei ricordare il più fortunato Armando Trovaioli con il quale Sor Miro collaborò e strinse amicizia per poi confinarlo dopo un misfatto nella categoria degli scorretti per non dire… . Degna di nota è sicuramente la sua collaborazione con Stephane Grappelli uno dei jazzisti della prima ora ed apprezzato a livello mondiale come uno dei pionieri di questo genere. Fortunatamente di Miro Graziani rimangono alcune incisioni su disco per produzioni radio televisive ed alcune performance come la "Rapsodia Americana" eseguita dalla Perugia Big Band di cui fu per qualche anno anche direttore. Miro Graziani si spense nella sua Assisi nel 1980. Il ricordo che ho di lui è quello di un autentico personaggio che ha diviso la sua vita tra Giano ed Assisi, tra pentagrammi ed esotiche note blu. Quei pini dirimpetto a casa sua ormai scomparsi custodivano una memoria che apriva ad un mondo che sembrava l'altro ieri ma che non esiste più, forse la loro linfa scorreva come una pellicola ,e quanti fotogrammi scattati su quella finestra, li, al centro di Via Rotonda quando Sor Miro chiamava a se i suoi musicisti e dalla quale uscivano quelle note cosi inusuali che anche le mura più robuste malapena trattenevano. Il cielo sopra a Giano è anche quello dipinto da Miro Graziani con la sua tavolozza immateriale ricca di sfumature , il cielo di un insospettabile luogo del Jazz.

Abbiamo potuto constatare come alcuni luoghi, quali Perugia, si siano fregiati negli anni del titolo di "Luogo del Jazz" e di questo aspetto ne abbiamo già parlato, Umbria Jazz, il Festival, è anche il risultato di un fermento in essere già dagli anni 50 quando le cantine medievali umbre (adibite a sale prove) replicavano in un certo qual modo le atmosfere fumose dei Jazz Club Newyorkesi. Per insospettabili luoghi del Jazz si intende attribuire ad improbabili località tale appellativo e, assumendomi la responsabilità nel farlo vorrei inserire Giano Dell'Umbria, dove per decenni ha vissuto e composto Musica Jazz (da almeno gli anni 40) il signor MIRO GRAZIANI.

Il Capodanno Celtico è la Festa di Ognissanti.

di Roberto Marchetta

Il primo novembre è lo spartiacque fra un anno agricolo e l'altro. Finita la stagione dei frutti la terra, che ha accolto i semi di frumento destinati a rinascere in primavera, entra nel periodo del letargo: "Per l'Ognissanti siano i grani seminati e i frutti rincasati" consiglia un proverbio. Per i cristiani si celebrano in questi giorni due feste importanti. Ognissanti e la Commemorazione dei defunti. Ma un tempo, nelle terre abitate dai Celti, che si estendevano dall'Irlanda alla Spagna, dalla Francia all'Italia settentrionale, dalla Pannonia all'Asia Minore, questo periodo di passaggio era considerato un Capodanno: lo si chiamava in Irlanda "Somain" (Samonos in gallico) ed era preceduto dalla notte conosciuta ancora oggi in Scozia come Nos Galan-gaeaf, notte delle calende d'inverno, durante la quale i morti entravano in comunicazione con i vivi in un generale rimescolamento cosmico, come già si è constatato in altri periodi critici dell'anno. Dell'antico Capodanno celtico sono tuttavia sopravvissuti fino a oggi proverbi e usanze: fra queste ultime la più celebre nei paesi inglesi e irlandesi è la cosiddetta notte di Halloween, fra il 31 ottobre e il primo novembre, durante la quale i ragazzi si mascherano da scheletri e fantasmi, mimando il ritorno dei morti sulla terra, e girano di casa in casa chiedendo piccoli tributi e minacciando, se non li ottengono, di giocare qualche scherzo. Purtroppo la festa si è degradata in un gioco profano che si è esteso anche all'Europa meridionale, specie in questo nostro paese dove si recepisce ogni usanza o moda straniera senza discernimento. Samain era festa grande per i Celti, così come quelle solstiziali di Capodanno lo erano per i Romani, e veniva ancora celebrata all'inizio del Medioevo. Per cristianizzarla l'episcopato franco istituì al primo novembre la festa di Ognissanti, alla cui diffusione contribuì soprattutto Alcuino (735-804). l'autorevole consigliere di Carlo Magno. Qualche decennio dopo, l'Imperatore Ludovico il Pio, su richiesta di Papa Gregorio IV (827-44) ispirato a sua volta dai vescovi locali, le estese a tutto il regno franco. Ma ci vollero ancora parecchi secoli perché il primo novembre diventasse in tutta la Chiesa d'Occidente la festa di Ognissanti. Fu Papa Sisto IV a renderla obbligatoria nel 1475. La tradizione di festeggiare tutti i santi, anche quelli ignoti, non è nata tuttavia in Francia. Fin dalla seconda metà del II secolo in Oriente e del III in Occidente la Chiesa festeggiava ogni anno l'anniversario del dies natalis di ogni martire, ovvero il giorno della sua rinascita in cielo che coincideva, come si è già spiegato, con la morte . In greco martyr significava testimone; e il primo dei martiri, il modello, era stato il Cristo stesso, "il testimone fedele ", come l'aveva chiamato nell'Apocalisse Giovanni , il quale tuttavia aveva dato il medesimo titolo ad Antipa, ucciso a Pergamo per la sua fede. Non era certo una contraddizione poiché il martire che confessa la propria fede nel Cristo fino all'estremo sacrificio diventa una realtà sola con il Crocifisso risorto e rende al Padre la stessa testimonianza di fedeltà che gli ha reso il Figlio: figlio, nel Figlio grande nel mistero della comunione celeste. Nei primi secoli si ricordava il martire presso il suo sepolcro con la celebrazione dell'eucarestia. Inizialmente si pregava il Signore per lui, poi si cominciò a pregare suo tramite , a considerarlo cioè intercessore presso Dio, come testimoniano i graffiti romani della "Memoria Apostolorum "che risalgono all'incirca al 260. L'usanza di celebrare ogni martire nel suo "dies natalis" indusse le Chiese locali a compilare un elenco con la data della morte e il luogo della "depositio" del corpo come prescriveva San Cipriano, vescovo di Cartagine (morto nel 258); Sicché fin dalla metà del terzo secolo nacquero i primi abbozzi dei calendari cristiani e dei martirologi. La prima "positio martyrum" pervenutaci e contenuta nel già ricordato " cronografo filocaliamo " (354), cosi detto perché fu composto da Furio Dionigi Filocalo, artista greco e inventore di caratteri di rara eleganza, di cui si sarebbe servito più tardi per far scolpire sulle tombe dei martiri le iscrizioni dettate dal suo maestro, Papa Damaso, il "Cronografo", che era destinato a un cristiano, come dimostra la dedica (Floreas in Deo, Valentine: possa tu fiorire in Dio, Valentino) contiene nella prima parte un calendario con i fasti romani, seguito dai sette giorni della settimana con le loro proprietà astrologiche; nella seconda , i fasti consolari, il catalogo dei prefetti della città, la descrizione di Roma e infine alcuni testi cristiani, fra cui la depositio martyrum con le indicazioni essenziali: per esempio, al terzo giorno delle odi di agosto, cioè al 9, si legge "Laurenti in Tiburtina", ovvero " a Lorenzo sulla via Tiburtina". d'Occidente la festa di Ognissanti. Fu Papa Sisto IV a renderla obbligatoria nel 1475. La tradizione di festeggiare tutti i santi, anche quelli ignoti, non è nata tuttavia in Francia. Fin dalla seconda metà del II secolo in Oriente e del III in Occidente la Chiesa festeggiava ogni anno l'anniversario del dies natalis di ogni martire, ovvero il giorno della sua rinascita in cielo che coincideva, come si è già spiegato, con la morte . In greco martyr significava testimone; e il primo dei martiri, il modello, era stato il Cristo stesso, "il testimone fedele ", come l'aveva chiamato nell'Apocalisse Giovanni , il quale tuttavia aveva dato il medesimo titolo ad Antipa, ucciso a Pergamo per la sua fede. Non era certo una contraddizione poiché il martire che confessa la propria fede nel Cristo fino all'estremo sacrificio diventa una realtà sola con il Crocifisso risorto e rende al Padre la stessa testimonianza di fedeltà che gli ha reso il Figlio: figlio, nel Figlio grande nel mistero della comunione celeste. Nei primi secoli si ricordava il martire presso il suo sepolcro con la celebrazione dell'eucarestia. Inizialmente si pregava il Signore per lui, poi si cominciò a pregare suo tramite , a considerarlo cioè intercessore presso Dio, come testimoniano i graffiti romani della "Memoria Apostolorum "che risalgono all'incirca al 260. L'usanza di celebrare ogni martire nel suo "dies natalis" indusse le Chiese locali a compilare un elenco con la data della morte e il luogo della "depositio" del corpo come prescriveva San Cipriano, vescovo di Cartagine (morto nel 258); Sicché fin dalla metà del terzo secolo nacquero i primi abbozzi dei calendari cristiani e dei martirologi. La prima "positio martyrum" pervenutaci e contenuta nel già ricordato " cronografo filocaliamo " (354), cosi detto perché fu composto da Furio Dionigi Filocalo, artista greco e inventore di caratteri di rara eleganza, di cui si sarebbe servito più tardi per far scolpire sulle tombe dei martiri le iscrizioni dettate dal suo maestro, Papa Damaso, il "Cronografo", che era destinato a un cristiano, come dimostra la dedica (Floreas in Deo, Valentine: possa tu fiorire in Dio, Valentino) contiene nella prima parte un calendario con i fasti romani, seguito dai sette giorni della settimana con le loro proprietà astrologiche; nella seconda , i fasti consolari, il catalogo dei prefetti della città, la descrizione di Roma e infine alcuni testi cristiani, fra cui la depositio martyrum con le indicazioni essenziali: per esempio, al terzo giorno delle odi di agosto, cioè al 9, si legge "Laurenti in Tiburtina", ovvero " a Lorenzo sulla via Tiburtina".

"Lo Stato ebraico nel 140 a. C."

di Roberto Marchetta

Mentre era Gran Sacerdote Simone, lo Stato ebraico, dopo secoli di dominazione macedone, ebbe la sua indipendenza. Dopo la deportazione a Babilonia gli Ebrei, per lungo tempo, concentrarono a Gerusalemme le genti disperse, e conservare poi sotto il dominio e le persecuzioni dei Seleucidi, successori di Alessandro Magno, il proprio culto per Jahve'. Al tempo di Simone iniziò una nuova espansione, seguito dall'annessione della Samaria. Tutto questo fu possibile grazie all'egemonia di Roma su tutti gli Stati mediterranei e proprio a Roma si rivolsero gli ebrei per l'aiuto. Intorno al 140 a. C., secondo Flavio Giuseppe, ci furono i primi contatti tra il Regno di Giuda e Roma. Simone inviò una delegazione a Roma e Roma assicurò l'aiuto, ma senza interventi militari. Ma quando a Simone seguì Giovanni Ircano, il nuovo re di Siria, Antioco VII, si assunse il ruolo di restaurare l'autorità dei Seleucidi in tutta l'area. Sgominate le bande ebraiche, riconquistò i territori occupati dai Giudei. Ircano si rivolse a Roma, che escludendo l'intervento militare, invitò Antioco a restituire e a non invadere la Giudea. Vista la mancata reazione di Roma, il sovrano siriano invase lo Stato ebraico e strinse d'assedio Gerusalemme. Dopo un anno di sofferenze la città fu costretta ad arrendersi. I consiglieri del re invitavano a sterminare il turbolento popolo ebraico, ma Antigono Evergete, probabilmente temendo la reazione di Roma, che non avrebbe potuto sopportare un simile affronto, si limitò a demolire le fortificazioni di Gerusalemme e ad imporre un tributo di guerra,e, a differenza dei suoi predecessori, si mostrò rispettoso della loro religione. Ma nel 129 a.C., mentre si era spostato con il suo esercito ad Oriente ed aveva riconquistato la Babilonia, attaccato di sorpresa, Antigono Evergete cadde combattendo contro i Parti e con lui si esaurisce il tentativo di restaurare il potere dei Seleucidi. Alla sua morte tutta la sua opera in Giudea svanì e Giovanni Ircano riassunse la sua posizione di indipendenza, battendo moneta di bronzo con la dicitura "Giovanni Gran Sacerdote e la comunità dei Giudei ". Sotto questo sacerdote avvenne la scissione di quella setta religiosa che fu nota come i "Farisei ", cioè quelli che si separono. Il processo di espansione territoriale dello Stato ebraico riprese, anche con nuove misure. Gli Idumei, ad esempio, non furono cacciati dal loro territorio, ma vennero costretti ad abbracciare l'ebraismo e a sottoporsi alla circoncisione. Questa forzata incorporazione spiega la vendetta che si abbatte sui Giudei, un secolo dopo, per mano dell'idumeo Erode (idumea terra di Edom cioè "rosso"). Verso la fine della vita di Ircano i Giudei assediarono la città greca di Samaria. Antigono IX cerco' di liberare la città, ma fu sconfitto dalle truppe comandate dai due figli del Gran Sacerdote (108 a.C.). I Giudei, presa la città, deviarono su di essa i corsi d'acqua, in modo da cancellarne ogni traccia. Ircano morì nel 104. Sotto il figlio Alessandro ulteriori conquiste riportarono il Regno alle dimensioni di quello di David, mentre il conflitto che opponeva il re ai Farisei degenerò e quest'ultimi subirono atrocità peggiori di quanto non furono inflitte ai fedeli ebraici durante la persecuzione dei Seleucidi. Il Regno di Alessandro fu percorso da violenze e ribellioni. Per difendersi dalle rivolte il sovrano ingaggiò un corpo di mercenari che venivano in gran parte dalla Cilicia. Questi provvedimenti non potevano che aumentare la violenza degli scontri. Così, a leggere Flavio Giuseppe, apprendiamo che Alessandro uccise non meno di 50.000 Giudei in sei anni. Visto che, proseguendo per questa strada avrebbe distrutto il suo regno, tentò la via della pacificazione, ma, quando chiese ai suoi sudditi che cosa avrebbe dovuto fare per pacificarli, gli fu risposto che doveva solo morire e che, anche dopo la sua morte, non sarebbe stato facile riconciliarsi con uno che aveva commesso tali misfatti. I conflitti non poterono essere risolti che con le armi, e così fu. La guerra tra le fazioni si risolse a favore di Alessandro, del quale Flavio Giuseppe descrive la crudeltà: "Per l'rrefrenabile furore: la sua ferocia giunse fino all' empietà; ottocento prigionieri furono crocifissi nel mezzo della città e fece uccidere sotto i loro occhi le loro mogli e i loro figli, ed egli assisteva a questo spettacolo bevendo e sdraiato tra le sue concubine. Il popolo fu preso da tale sgomento che, nella notte seguente espatriarono da tutta la Giudea ottomila persone della fazione ribelle e, per costoro, solo la morte di Alessandro potrà mettere fine all'esilio. Alessandro intraprese a questo punto una serie di campagne contro la Siria con esiti alterni. Rientrato in patria, si ammalò e morì lasciando, dopo un regno di 27 anni una situazione torbida (76 a.C.) Lo seguì sul trono la moglie Alessandra, che riuscì nella sua opera di conciliazione, recuperando alla causa della casa regnante i Farisei, mostrando una stretta ortodossia nel rispetto della tradizione e del culto. Del resto i Farisei, avevano tra i Giudei, la fama di superare tutti, nel rispetto della religione e nell'esatta interpretazione delle leggi. Le concessioni che Alessandra fece ai Farisei non la indussero, tuttavia, a rinunciare ad un corpo di mercenari cui, in ultima analisi affidava la propria sicurezza.

La salute dell'uomo nella spiritualità

di Piergiacomo Coccetta

Da sempre l'uomo ha cercato il senso delle cose, pur consapevole dei suoi limiti egli è sempre stato l'ideatore ed il costruttore del suo futuro. Senza alcun dubbio attraverso la ricerca scientifica in ogni campo si sono raggiunti grandi risultati, inimmaginabili in tempi remoti. Nonostante ciò, guerre e catastrofi ambientali non riescono a piegare l'incoerenza partecipata di ognuno dei colpevoli. I principi di solidarietà, fratellanza e tolleranza dovrebbero rappresentare i capisaldi dell'uomo moderno, troppo coinvolto dalla sua sezione materica.

Il carbonio, l'idrogeno, l'azoto, l'ossigeno, il calcio ecc di cui si compone il corpo umano è destinato ad un inevitabile declino negli anni. Come la natura si esprime in tutte le cose, l'essere umano nasce, cresce e muore, servendo le leggi universali. Esiste un'unica differenza e si esprime nella consapevolezza del senso di tutte le cose e l'uomo moderno nella grande maggioranza ha messo da parte quella sensibilità. La certezza della vita del singolo trova la giusta direzione solo se disposto ad incontrare i suoi simili. Ogni individuo è unico ed irripetibile e la propria bellezza ed utilità si esprime nella condivisione sociale dei risultati ottenuti. L'umanità è incarnata nel singolo in quella che Jung chiamava: "inconscio collettivo" o coscienza collettiva. Quella coscienza rappresenta il senso generale da cui discende il senso particolare delle cose. Una doverosa premessa per iniziare a parlare di salute, intesa come equilibrio tra il bene ed il male nell'individuo. Fra il materico e lo spirito. Quando ci si ammala, non lo fa solo il nostro corpo, ma al contempo il nostro pensiero si ammala, trascinato dal dolore fisico. Ci troviamo nell'incertezza di sopravvivere, perdiamo la padronanza che credevamo di avere su noi stessi. Chiunque si trovi in un letto di ospedale perde momentaneamente la sua funzione sociale, non siamo più chi credevamo di essere, diventiamo una patologia che verrà curata e programmata secondo specifiche linee guida. Il valore dapprima conferito alle cose di cui credevamo di non poter fare a meno cambia di caratura. Siamo esseri umani e tutti, se ci ammaliamo, necessitiamo di assistenza. Proprio nell'assistenza vorrei iniziare a concentrare le mie attenzioni. Stiamo perdendo di vista l'importanza di investire nella salute pubblica a mio avviso il bene più prezioso, per tutta la comunità. Potremmo cercare una risposta e riusciremo a trovarla sicuramente nei modelli economici adottati attualmente per far fronte ad una sempre crescente domanda di prestazioni sanitarie, più o meno appropriate che spingono verso una settorializzazione della scienza medica e quindi dell'assistenza. Investire dove più conviene in termini economici è doveroso, ma lo è anche chiedersi a chi potranno affidarsi gli anziani di oggi e di domani che si ritroveranno con scarse pensioni a dover fronteggiare le sempre più esose spese sanitarie giornaliere. Ovviamente non c'è una ricetta ben precisa per far fronte agli innumerevoli casi di malattie che necessitano di particolari assistenze. Basti pensare alle malattie autoimmuni, oppure al sempre più incipiente invecchiamento della popolazione. Le risorse per definizione sono limitate, allora dovremmo chiamare in causa a mio parere l'educazione alla salute che dovrebbe iniziare, dallo svezzamento e finire con la vecchiaia. Crescere una popolazione maggiormente consapevole, resa tale con una ancor più precisa e dettagliata attenzione al proprio corpo costante nel tempo e possibilmente personalizzata in base alle proprie patologie. La conoscenza di se stessi del proprio organismo e la funzione dei propri organi dovrebbero far parte del bagaglio culturale di ognuno. Mettere la salute dell'essere umano al centro di ogni attività, vuol dire innestare nel pensiero comune il concetto totale del ben-essere. Anche per questo l'OMS ha introdotto nella definizione di salute anche la dimensione mentale e sociale. Il benessere psichico è vivere in continuità con gli altri esseri. Spinoza dedica alla riflessione etico-sociale e politica, la quarta e quinta parte dell'Ethica vorrei concludere con le sue parole: "Nulla è più utile all'uomo che l'uomo stesso: Nulla, dico, di più eccellente per conservare il proprio essere gli uomini possono desiderare se non che tutti si accordino in tutto, in modo che le menti e i corpi di tutti formino quasi una sola mente e un solo corpo, e tutti si sforzino insieme, per quanto possono di conservare il proprio essere, e tutti cerchino insieme per sé l'utile comune di tutti"

L'EQUINOZIO D'AUTUNNO 

di Roberto Marchetta

è uno dei periodi critici dell'anno: il sole è nuovamente crocifisso sull'equatore celeste, ma in senso inverso rispetto a quello primaverile perché passa dall'emisfero settentrionale dello zodiaco al meridionale, scende agli "inferi". È un periodo di tempeste spesso violente. Tuttavia, nei giorni precedenti si celebrano due feste che si potrebbero ricollegare al simbolismo equinoziale, l'Esaltazione della Santa Croce e la Beata Vergine Maria Addolorata. La prima, antichissima, ricorda il ritrovamento della Croce e la sua esposizione a Gerusalemme il 14 settembre 335, e ha ispirato la leggenda che narra la partecipazione di sant'Elena alla scoperta. In effetti la madre di Costantino si era recata in pellegrinaggio in Palestina per visitare i luoghi sacri e si era adoperata per costruire la basilica della Natività a Betlemme e dell'Ascensione sul monte degli Ulivi. Ma che abbia scoperto la Croce con gli altri strumenti della Passione, mentre scavava sul Golgota per purificarlo dagli edifici pagani costruiti dai Romani. Un'eco della leggenda si ritrova nella tradizione secondo la quale Costantino avrebbe sistemato un'aula del palazzo Sessoriano a Roma per custodirvi le reliquie della Santa Croce portate dalla madre. Quell'aula, attraverso una serie di rifacimenti, è diventata l'attuale basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Le reliquie che vi sono Santa Croce in Gerusalemme. Le reliquie che vi sono conservate sono: tre pezzi di legno, un chiodo, oltre a due spine della corona e al braccio trasversale della croce del buon ladrone. A Gerusalemme la festa dell'Esaltazione della Croce, detta Hypsosis, elevazione, era preceduta da quattro giorni di preparazione. Una folla di pellegrini giunti dall'Egitto, dalla Mesopotamia e dalla Persia affluiva sul Calvario, dove si mostrava la Croce. Nel VII secolo la festa venne introdotta in Occidente alla data del 3 maggio, perché i Latini l'avevano confusa con il ricordo di un avvenimento del 628, quando i Persiani restituirono all'Imperatore bizantino Eraclito la croce trafugata nel 614 dal loro re CosroeII dopo la conquista di Gerusalemme; e fu chiamata per questo motivo "Inventio sanctae Crucis. Tuttavia in Occidente l''originaria festa orientale non era sconosciuta nel Medioevo perché era registrata nnei calendari geronimiano e gregoriano, col titolo latino di Exaltatio, al 15 settembre (il 14 era allora dedicato alla festa dei martiri Cornelio e Cipriano); e fu quest'ultima a imporsi lentamente sull'altra, riconquistando poi la data tradizionale del 14. (Calendario, A. Cattabiani)

2023

L'8 SETTEMBRE

di Roberto Marchetta 

nella pienezza dell'estate, si celebra la Natività della Beata Vergine Maria, sorta in Oriente e probabilmente in Gerusalemme verso il V secolo con la dedicazione di una basilica in onore di Maria presso la piscina probatica, a nord del recinto del tempio, dove la tradizione situava la casa natale della Vergine. La nascita della Madonna non è narrata dai Vangeli canonici, ma da alcuni apocrifi e in primo luogo dal "protovangelo di Giacomo" dove si racconta che, compiuti i mesi della gravidanza, Anna partorì. "E domandò alla levatrice: "Che cosa ho messo al mondo?" Quella rispose: "Una femmina". Allora Anna esclamò: "Oggi la mia anima è stata magnificata". E pose la bimba nella culla. Trascorsi poi i giorni necessari, Anna si purifico' e diede la poppa alla bimba e poi le pose il nome di Maria". Il "Vangelo armeno dell'infanzia" narra che quando la gravidanza di Anna fu di 210 giorni (sette mesi), "improvvisamente alla settima ora, Anna mise al mondo la sua santa bambina, il ventunesimo giorno del mese di "elul", che è l'8 settembre. Il numero 7, come La natività di Maria 8 settembre.

il suo multiplo 21, non è casuale, ma ha un significato connesso al suo simbolismo. Il 7 infatti, che corrisponde all'ultimo giorno della creazione nella Genesi, indica un ciclo compiuto e un rinnovamento positivo; simboleggia la pienezza del tempo. Il 21 a sua volta è la cifra della perfezione per eccellenza (3x7) e degli attributi della Sapienza, "riflesso della luce perenne, specchio senza macchia dell'attività di Dio e immagine della sua bontà" come dice il libro della Sapienza nell'Antico Testamento. E chi è la Madonna secondo la dottrina Cristiana se non colei che nella "pienezza del tempo" ha la funzione di proemio o di inizio dell'opera di salvezza? "Lei è l'aurora annunziatrice del giorno che già sorge dietro le colline eterne" scriveva il cardinale Ildefonso Schuster; "e' il mistico pollone che spunta dalla veneranda radice di Jesse; è il fiume nuovo che sgorga dal paradiso e s'appresta a irrigare il mondo intero; e' il simbolico vello che fu disteso sul suolo arido della nostra terra per raccogliere la prodigiosa rugiada; è l'Eva novella, cioè la vita e la madre dei viventi, che in questo giorno nasce per coloro che ebbero Eva come madre del peccato e della morte. L'8 settembre corrispondeva, secondo il "Monologium basilianum", all'inizio dell'anno ecclesiastico in Oriente, e dunque la collocazione della festività a questa data ribadiva simbolicamente l'inizio della Redenzione. La Natività dell Vergine, attestata in Oriente nel VI secolo dall'innografo greco Romano il Melodo, fu poi introdotta in Occidente. Dove acquistò con il tempo una rilevanza via via maggiore. Fu la data della Natività a ispirrare quella dell'Imnacolata Concezione all'8 dicembre affinché intercorressero anche nel calendario nove mesi tra l'Annunziazione e la Natività del Cristo. Nella celebrazione liturgica ricorre costantemente il tema della luce: "Da te e' nato il Sole di giustizia" dice l'antifona al "Benedictus; Nel mondo si è accesa una luce alla nascita della Vergine" afferma la seconda antifona delle lodi. Al tema della luce si ispirano diverse feste locali, come quella fiorentina delle "rificolone", migliaia di lampioncini di carta colorata che vengono posti sulle acque dell'Arno: il loro nome deriva da "fierucolone", le donne che anticamente si recavano in processione alla celebrazione della Natività portando torce accese. A Mistretta, in provincia di Messina, la festa è chiamata "a Madonna a luce". Una leggenda narra che anticamente, scavando nei campi intorno al paese, si trovò una statua di sant'Anna con Maria Bambina il braccio. L'immagine fu portata in paese, ma la statua tornò nel luogo del ritrovamento; e così avvenne più volte finché si decise di costruire una chiesa proprio lì. Si narra che furono i "giganti", i mitici progenitori di Messina, a trasferirla, sicché la festa e' dedicata anche a loro. 'U Gilantu' vestito da guerriero, e 'a Gilanta' abbigliata con eleganza - due pupazzi di cartapesta sotto i quali si nascondono i portatori - girano per il paese ballando, poi si recano alla chiesetta della Madonna, che viene condotta in città. Dopo la cerimonia religiosa e un ballo dei giganti al suono del tamburo, la statua e' portata in processione per le vie della cittadina, accompagnata dai pupazzi, dalle confraternite e dalla banda. Falò e fuochi artificiali, in sintonia col simbolismo della luce, concludono la festa. (Dal Calendario. di A. Cattabiani) - gennaio 2023

2022

Ferragosto di Roberto Marchetta 

Nel 18 a.C. Il primo imperatore romano istituì alle calende del mese le feriae Augusti, le feste di Augusto. Oggi Ferragosto, spostato al 15, ma dilatato a tutto il mese o quasi e all'insegna del riposo e della villeggiatura, ma vi si celebrano ancora sagre e feste tra cui la più importante è l'Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria. Non diversamente accadeva nell'antica Roma fin dall'epoca monarchica, quando le settimane centrali del mese erano costellate di feste in onore di alcune divinità, fra cui Diana al 13 Agosto. La dea, il cui nome era scandito arcaicamente Di-ana, era la "regina delle selve", spesso raffigurata con un ramo fronzuto in una mano e nell'altra una coppa colma di frutta, ritta o piegata verso un altare da cui spuntava un cervo. Diana, la cui radice di dium significava "spazio celeste"aveva fra le altre funzioni quella di tutelare le nascite. Servio, forse per nobilitarla apparentandola alla greca Artemide, narrava che il suo simulacro l'aveva portato Oreste nel Lazio: fermatosi nella selva Agina: sulle rive dell'attuale lago di Nemi, Vi aveva istituito un santuario. In realtà quel santuario nulla doveva ai greci e rifletteva un culto locale alla dea che, secondo Servio, era luna in cielo, Diana in terra e Proserpina negli inferi, e simile in tutto a Giunone Lucina o Regina. Il tuscolano Egeo Libio, dittatore della Lega fra i popoli latini, aveva poi sostituito l'antico santuario con un tempio, centro della Lega stessa. Nella selva attorno al Tempio, custodito da un singolare sacerdote, vigeva nei tempi arcaici un rituale sanguinoso: qualsiasi fuggiasco poteva sostituirsi al sacerdote se riusciva ad avvicinarsi a un albero sacro alla dea e a staccarne un ramo, il ramo d'oro, che gli consentiva di battersi con chi lo custodiva e di ucciderlo. sicché, il sacerdote narrava Strabone, "tiene la spada in mano, guardandosi continuamente attorno s'egli viene assalito, per potersi difendere". "Ma la gara" aggiungeva Pausania "non è aperta ai liberi, bensì a schiavi fuggiti ai loro padroni". quando Servio Tullio strinse un patto d'alleanza tra i popoli del Lazio e Roma, trasportò il centro della Lega dalla selva Aricina all'Aventino, costruendovi un nuovo tempio in onore di Diana. Ma il tentativo di Roma non dovette convincere gli alleati se Tarquinio, ultimo re, spostò nuovamente il centro della Lega alla selve alla selva Ferentina nel tempio di Giove laziale sul monte Albano. Rimase tuttavia la festa di Diana al tempio dell'Aventino, dove convenivano al mattino del 13 agosto padrone e servi, senza distinzione di casta. Le donne, che durante l'anno usavano appendere alle pareti del santuario tavolette votive e consacrare le proprie vesti alla dea, la invocavano soprattutto come Lucina protettrice delle parti. Nello stesso giorno si svolgeva in un bosco di Lauri sull'Aventino, al centro del quale vi era un tempietto, la festa in onore di Vortumno, il Dio preposto alla trasformazione e al mutamento ciclico che determinava le stagioni e faceva maturare i frutti."Grazie a me" gli faceva dire Properzio" si azzurrano i grappoli della prima uva, la spiga si gonfia di latice. Puoi vedere qui le dolci ciliegie, le prugne d'autunno, le more arrossate al sole dell'estate; qui con corone di frutti l'innestatore viene a pagare il suo voto." Si susseguivano il 17 le feste in onore di Portuno, il Dio dei porti e delle porte, apparentato a Giano, anch'egli significativamente festeggiato nello stesso giorno; e il 19 le Vinali Rustiche dedicate a Venere." Si dà il nome di Vinali Rustiche al 19 agosto "spiegava Varrone" perché in quel giorno si dedicò un tempio a Venere, e a questa dea sono sacri gli orti: onde e' il giorno feriato per gli ortolani. "Contemporaneamente s'indiceva la futura vendemmia. il 21 era invece consacrato a Conso, Dio del raccolto immagazzinato; il 23 a Openconsiva, l'abbondanza agricola personificata. Infine le sagre d'agosto si chiudevano con un altro sacrificio a Vortumno.Trascorri mezza giornata esplorando il Cashew Ridge Park a piedi. Questo percorso è un'ottima scelta se non hai tempo per un'escursione di uno o due giorni. Il tour mattutino inizia piuttosto presto, per permetterti di apprezzare i suoni della foresta che si sveglia. Il tour pomeridiano termina al crepuscolo, così potrai goderti la calma notturna della foresta. Porta con te cibo e acqua. In qualità di guida, ti aiuterò a staccare la spina dalla quotidianità e a immergerti nella natura, affinché tu possa ricongiungerti con la tua anima.

2021

Il PALIO DI SIENA 

di Roberto Marchetta

Siena celebra Maria Assunta, patrona della "Vetus Civitas Virgini", con il Palio che è preceduto da quello del 2 luglio, dedicato alla Madonna di Provenzano. Al 15 agosto si è svolto il Palio per antonomasia, che risale al 1310: all'inizio si svolgeva su una pista rettilinea fuori delle mura, poi all'interno della cinta. Quel primo Palio detto "alla lunga" si trasformò nell'attuale Palio "alla tonda", sul circuito della piazza del Campo, per assumere infine nel 1729 con la governatrice di Siena, Beatrice di Violante, l'attuale struttura con diciassette contrade. E' preceduto da un corteo storico che, ripercorrendo le vicende della Repubblica, si apre con la bandiera di Montalcino, l'ultima cittadina del Senese a cadere nelle mani dei fiorentini nel 1559. La gara, che comincia subito dopo, consiste in tre giri della piazza durante i quali i fantini possono ostacolare e colpire gli avversari o i loro cavalli. Come altri palii, e' una gara che si riallaccia alle "battaliolae" medievali organizzate dai ceti inferiori a imitazione, forse anche ironica, delle giostre e dei tornei nobiliari, dal mazzascudo alle "cacce di tori". I giochi agonistici, che hanno conosciuto una rinascita negli ultimi cent'anni sulla scia prima della cultura romantica, poi del fascismo e infine del recente movimento di recupero delle tradizioni locali, avevano e hanno non soltanto la funzione di celebrare una festa religiosa, ma soprattutto di rinsaldare la coesione cittadina ritualizzando gli scontri e le inimicizie in una rappresentazione dalla funzione catartica. In queste feste, quando ancora sono vissute da tutta la popolazione e non rappresentano solo una rivisitazione nostalgica e spettacolare di un passato remoto, la partecipazione corale e' testimoniata dalla preparazione che dura tutto l'anno all'interno delle contrade oppure delle corporazioni di mestieri. Il Palio di Siena del 2024, del 16 agosto, è stato rinviato per maltempo. Il Palio di Siena, rinviato a sabato 17 agosto, alla "Carriera dedicata alla Madonna dell'Assunta". Il Palio di Siena è stato vinto dalla "Provaccia".

2020

NEL BAGLIORE DELLA LUCIDITA':

EDITORIALE DI AGOSTO DEL DIRETTORE ROBERTO MARCHETTA IN MEMORIA DELL'AMICO FRANCO LAUDATO 

di Roberto Marchetta

Prolusioni teosofiche con l'insostituibile Franco laudato. Nel bagliore lucido delle mie particolari ipotesi, anche se suggestive, potranno mai tagliare il traguardo delle tenebre che "venivan innanzi", manzonianamente linguettando. L'occhio magico delle controspinte dialettiche potrebbero offuscare le palpebre della verità nell'embrione ragionativo?Tonicità dialettica e somatizzazione logica, in qualche modo, di solito, assicurano l'equilibrio interpretativo di un solo messaggio di verità; soprattutto nel bagno rituale e promozionale dell'incompatibilità cromatica interpretativa, L'accappatoio dialettico mostra trasparenti visioni in controluce, in bianconero e a colori, Il ruolo accademico di certe interpretazioni in ottemperanza a certi clichè, pongono un punto. E, lungo i dislivelli interpretativi.

Inginocchiamoci dinanzi al capezzale della moribonda verità! Le perle vere, nell'ostrica perlifera, galleggiano tra le apneistiche dubbie verità… smagliature sociali intolleranti, erodenti, alcalinizzanti, reattive, rassodanti, secrescenti, coadiuvanti… visioni impressionistiche le parole che navigano in un mare aperto e camminando anche in alta montagna! Fascinazione logica, la taumaturgia della dialettica, il taglio cesareo del ragionamento; le logiche virili e ghirigori estetici; pantagrueliche pregiudizialità; La venerata effige della canonizzazione dei preconcetti nel corteo storico delle presunzioni. Esempi fonetici e simbolici. L'etica dell'intenzione – L'etica del fine e non mai come mezzo. L'istinto è una risposta: PROMETEO PRIMA. EPIMETEO DOPO. Gli animali mangiano quando hanno fame. L'uomo mangia anche per il futuro. L'Io non è padrone in casa propria! Funzioni Egoiche. La conservazione e la condensazione. La somministrazione. Chiunque oltrepassa il suo limite deve temere il suo destino Globalizzazione dell'indifferenza o Discernimento gesuita? Riflettere! … e poi scegliere per decidere! Una Chiesa povera per i poveri. "Molto di quel che un giorno indagammo come Verità è tale che oggi ci appare sogno o vago ricordo, e ciò che oggi pensiamo, non può reggere ad un esame ancora più profondo." Goethe). "In tutto e per tutto io sono un pover'uomo, poiché i miei sogni non sono veri e i miei pensieri non colgono nel segno!"(Goethe). UNO Le riflessioni qui esposte, dovrebbero condurre a riflessioni ancor più avanzate: siamo certi che ognuno sia in grado di andare avanti?. Speriamo di non aggiungere molto a ciò che ognuno possa di già aver compreso. Il che vorrebbe dire che l'alba di un nuovo giorno è vicina. L'ufficialità delle enciclopedie dichiara "dato primario", la "materia", ed assicura che con l'agglomerarsi delle particelle che componevano la classica nebulosa suggerita da Pier Simon de La Place sarebbero nati i mondi, i corpi, Tutto. Diede fondamentali contributi in vari campi della matematica, della fisica; Si dedicò principalmente all'analisi del sistema di astronomia gravitazionale elaborata da Isaac Newton: La Place, sulla meccanica celeste scrisse un fondamentale trattato di cinque volumi… Ipotizzò l'origine del sistema solare in seguito a una nube primordiale. E poi, col trascorrere degli "Eoni", sarebbe nata la vita: casuale combinazione dell'attività di quelle medesime particelle ormai raggrumate, unitamente alla reazione delle parti intime dei corpi ormai costrutti, come lo scorrimento dei liquidi, le formazioni dei gas, e poi ancora le fermentazioni, le ossidazioni, le putredini… E così, sarebbe arrivato l'Uomo: l'agglomerato della materia, la più sofisticata nel tempo. Tanto, tanto tempo!

Vita, sensazione, sentimento, pensiero e volontà. Sarebbero comunque conseguenze di processi fortuiti dovuti sempre all'instancabile moto di quelle particelle. Le frodi lessicali concorrono in larga misura all'effettuarsi del destino umano (vedi il vocabolo "materia" barattato con quello di "sostanza"). Sostanza riscatta il tradimento del linguaggio, riferisce un contenuto che solleva l'Essere Umano dall'ipotesi ignobile, e riporta la "materia" nella giusta collocazione. Il Punto, l'ente geometrico privo di dimensioni, suggerisce polarmente l'immagine dell'Illimite. Infiniti sono i punti che formano la linea, infinite le linee che attraversano un sol punto, infinite quello che non lo attraversano. E infiniti sono i punti che costituiscono il TUTTO. Il Tutto, essendo "tutto", è l'lllimite: non ha esterni, chè, anche un'impensabile "nulla" a Lui d'intorno farebbe parte di Lui. Il Tutto contiene se stesso e incontestabilmente "è". E se Tutto è tutto, allora TRASCENDENZA ed IMMANENZA sono il TUTTO. Immanenza è manifestazione dinamica. Sostanza e Idea nella Trascendenza Sostanza è l'Essenza indistinta e dormiente, inattiva ma potenziale, che consiste di ogni qualità. Qualità è "Monade": contenuto omogeneo che corrisponde alla diversificata essenza delle monadi. E in esse Sostanza scinde l'omogeneità propria e induce la specifica diversità di loro, ma in esse sussiste pure come tale e le affratella. Il contenuto omogeneo della Sostanza si compie nei contenuti specifici delle monadi singole. Cessare ogni movimento, a quelle parole ristette, finalmente il vento ristà! Il buon uomo non era ancora ristato di picchiare, che la moglie rispose (G. Boccaccio). Sostanza è l'Essenza indistinta e dormiente, inattiva ma potenziale, che consiste di ogni qualità. Qualità è "Monade": contenuto ideale specifico, argomento in sé definito e concettualizzabile; unità elementare singola di ciò che costituisce il Tutto. Idea è il tessuto illimite delle Monadi, le innumeri unità qualitative che giacciono nell'oscuro. Essere Suo: statici semi nel materno ovario permanenti nell'attesa di un'eventualità di luce e di realizzazione. Le monadi l'una nell'altra digradano. Idea è fatta di Sostanza: di tale contenuto consistono le innumeri monadi: innumeri qualità; e Sostanza è il contenuto omogeneo che corrisponde alla diversificata essenza delle monadi. E in esse Sostanza scinde l'omogeneità propria e induce la specifica diversità di loro, ma in esse sussiste pure come tale e le affratella. Il contenuto omogeneo della Sostanza si compie nei contenuti specifici delle monadi singole. Sostanza-Idea è l'Essere reciproco della Trascendenza: in Sé si regge e in Se stessa si resta formando l'Unità: madre prolifica di tutto il Manifesto: madre dell'Immanenza, madre di "Archè": illimitato contenitore di sé. I contenuti qualitativi nella Sostanza-Idea, dormendo, coesistono; ma "Attività": il "Moto", è qualità incompatibile con la "Staticità" e ridonda dalla Trascendenza portando con seco le qualità che soltanto nell'attività respirano. E nell'Arca si configura così l'Immanenza: Universo attivo e manifesto, la Parola Espressa, il LOGOS: eternamente incompiuto, eternamente volente al compiersi. Tutto ciò che esiste nell'Immanenza: dal soggetto più semplice a quello più complesso consiste di monadi a se stanti e monadi aggregate: "contenuti ideali ciascuno dei quali si rivela quale "forma". Forma è sempre la forma del relativo "Contenuto". E la singola monade-contenuto esprime la propria diversità specifica quale forma sensibile ancor quando, per l'opera di un'attività pensante, si riveste di quella del "concetto", e quale concetto, può ancora discendere nella corporeità e rivestirsene. Si pensi a un chiodo, a un ago, si pensi a quanti contenuti-forma si trovano aggregati in queste semplici formazioni. Innumeri combinazioni qualitative conformano all'esistenza gli Esseri. "Pensiero: Il Messaggero degli Dei Mercurio è veicolo della Luce e penetra nell'oscuro grembo dell'Idea a fecondare di Luce, via via, le Monadi, che così si generano a "concetti" a divenire carne del Logos al di qua, nell'Immanenza, nel campo della Parola Espressa dove la "Luce degli Uomini" risiede, e donde parte e va a copulare (Giovanni I°-5). Il contenuto dell'Universo è carne di Monadi, illuminate, realizzate e incarnate. Trascendenza è come uno sguardo che dal futuro il limite volge al passato; Immanenza e un passato il limite che muove all'avvenire e incontra, nella stanza del presente attimo che avanza all'infinito, quello sguardo a ritroso. E là, in quella stanza, avviene il parto: l'inizio! L'inizio è sempre il centro e il centro è sempre. La "materia" è dunque Sostanza-Idea trasferita nell'Immanenza. Essa è un aspetto di già infero di quella categoria qualitativa dell'Idea che si esprime quale "Fisicità". I novantadue elementi chimico-minerali, da soli o in aggregazione, sono le monadi che fanno la "materia" (la mineralità), e i sensi nostri fisiologici la percepiscono perché i relativi nostri organi fatti di materia rientrano in quella stessa "lunghezza d'onda". La "fisicità" stessa "non minerale", invece, alla diretta percezione dei sensi corporei nostri si sottrae. La forma-contenuto di un soggetto fisico diviene percepibile solo pel tramite della forma offerta dai su detti elementi chimico-minerali. Perciò il tema: vaso, pipa, macchina, ma anche pianta, animale e il corpo Umano, e così pure l'opera estetica: è argomento monadico disceso nella fisicità dove la fisicità stessa che incarna tali contenuti ideali non è "direttamente" percepibile ai sensi fisici: la loro percepibilità avviene esclusivamente per la mediazione della materia minerale che occupa la forma fisica di quei contenuti ideali. Tema e fisicità percepibili, sono distinti contenuti-forma mediati dalla mineralità. Va detto pure che di un corpo materiale i sensi possono svelare soltanto l'aspetto "superficie", perché, anche intimamente, un corpo materiale è costituito esclusivamente di superfici formali: esso si presenta come un pacco di impalpabili superfici sovrapposte in ogni direzione e collimanti in aderenza. L'oggetto materiale mantiene sempre simile struttura ad ogni livello di penetrazione sensoriale sia diretta che mediata da strumenti. La "materia" è una categoria monadica della Sostanza-Idea, è un "contenuto-forma" "ideale" concettualizzabile; è percepibile ai sensi perché si esprime quale "forma" nella loro stessa lunghezza d'onda, ed offre il suo "contenuto" all'attività del pensiero. "Sostanza-Idea", non la "materia" è dunque il "dato primario"!

DUE Ogni Essere Umano normalmente organizzato ha innata la consapevolezza di vivere, di percepire e di sentire; e riflettendo sul proprio Sè, a sé li dimostra. Ma col riflettere dimostra pure (a sè stesso) di essere capace di pensare, e lo può "volendo" farlo, quindi dimostra ancora a sè la capacità di volere. Perciò in ciascuna monade umana, senza ombra di dubbio, viene intimamente dimostrato che: essere, vivere, percepire, volere, sentire e pensare "sono". E siccome il "dato primario" e Sostanza-Idea, viene altresì dimostrato che tali facoltà sono qualità intrinseche della Sostanza-Idea: qualità che nell'Immanenza si presentano come Non fisiche con la stessa forza con la quale si presentano le qualità fisiche note come terra, acqua, aria e fuoco. E così ciascuna monade umana può confermare a se stessa la sua diretta partecipazione tanto al contenuto non fisico quanto a quello fisico. Ogni Essere Umano è in grado di generare giudizi. Se vedo una rosa rossa accosto immediatamente la mia rappresentazione della rosa a quella del colore rosso: rappresentazioni che si sono formate nella mia interiorità sulle percezioni che le provennero dal mondo esterno sensibile. Se però dico: "la rosa e rossa" oppure "ciò che vedo è simile ad una rosa rossa" allora io aggiungo a quelle rappresentazioni il mio giudizio che, in quanto tale, non proviene né dal mondo delle mie rappresentazioni e tantomeno dal mondo esterno. Il mio giudizio discende direttamente dal mio io. Il mondo esterno mi fornisce la percezione sensoriale del dato materiale; mediante il pensiero e il mio sentire vengono confermate le mie rappresentazioni sul dato percepito e sul suo contenuto, ma "il mio io" genera direttamente nella sostanza del mio pensiero il mio giudizio. E quello senz'altro è mio. (Ovviamente non sto alludendo a giudizi accademici bivaccanti nella mia interiorità). E come Monade Umana mi avvedo allora di essere partecipe a quattro aspetti della realtà: fisicità, vita, interiorità psichica, ed il mio stesso io. Ed essendo io un io, ossia "essenza egoica", tengo per dimostrato che l'essenza egoica è qualità intrinseca della Sostanza che, essendo Essa un'omogenea sostanza del Tutto, altro NON può essere che Sostanza Egoica dotata di ogni qualità.

SOSTANZA-IDEA= ONNIQUALITATIVA EGOITA' UNIVERSALE = DATO PRIMARIO

E perciò Tutto è sempre Egoità, immensamente diversificata in quanto alla Coscienza d'essere ed alla qualità peculiare di ogni monade. E' lecito tenere per Egoità la tanto vessata parola "Spirito", ed affermare così che Tutto è Spirito e solamente Spirito: tutto è Essere. E allora io vado a comprendere che la mia Monade-Spirito, ossia io stesso, è sostanzialmente identica, se pure immensamente primitiva, alla Egoità Universale che risiede in Logos (Giovanni 1°4) Ogni Qualità-Monade è un Essere spirituale e Tutto consiste esclusivamente di Esseri spirituali sostanzialmente uguali e infinitamente diversi. Se per assurdo si percepisse esclusivamente l'elemento terreno e non l'acqua, l'aria e il fuoco, sarebbe impossibile provare fisicamente l'esistenza di questi ultimi principii, per cui è opportuno sottolineare che ogni Essere Umano normale è in grado di dimostrare a se stesso, senza ombra di dubbio e per diretta partecipazione, la realtà di contenuti non fisici che, per l'appunto, si sottraggono a prove materiali. Il fatto poi che tale dimostrazione sia universalmente umana vale anche al di là della persona propria e regge intimamente di fronte ad ogni cavillosa speculazione e riprensione est.

2019

LA MERAVIGLIA.

Editoriale del Direttore R.Marchetta 

Non solo la filosofia quale che sia il suo significato nasce dalla meraviglia, ma la teologia stessa, quella naturale almeno, che non conosce altre vie per giungere all'Assoluto, se non quelle che segnano invariabilmente, pur nella varietà del divenire, il mondodell'esperienza: dalla struttura microscopica del gene a quella cosmica dei sistemi stellari. Il mondo si propone, a prima vista, come il nostro Grande Tutto, la realtà della quale facciamo parte. A prima vista, nel senso che distingue una singolarità: l'inclinazione che precede e supera la naturale volontà a trascendere il mondo. Inclinazione profonda, segnata dalla sorgente stessa del nostro esistere, ma proprio per questo facile a disperdersi nelle stesse remote, radicali profondità del nostro essere. I sensi sono i confini che segnano la condizione dell'uomo fisico che nulla sa, perché nulla può percepire di quei mondi vastissimi che vivono al di là dei limiti della nostra esperienza e conoscenza. Dinanzi ad essi restiamo muti, senza nulla comprendere veramente, perché tutto ciò trascende dalle nostre comuni capacità. Il mondo dei sensi è la gabbia nella quale l'uomo è confinato, chiuso in questa capsula nega il trascendente perché non comprende: sono le incrostazioni intellettuali di un certo distorto uso della ragione. E' la negazione preconcetta del materialismo. Ciò che si può constatare con i sensi è appena una parte minuscola della dimensione umana. Il mondo dell'esperienza interiore, con le sue dimensioni infinite, è molto più ampio per chi riesce a esserne cosciente, a esercitarsi nella professione della gnosi quale via di accesso alla conoscenza e comprensione verso il mondo interiore e non solo. Nell'uomo si concentrano le meraviglie della vita universale. Egli vive contemporaneamente tre piani: fisico, psichico e spirituale. Essi sono i tre piani dell'essere, sono tre mondi: Fisico, Astrale, Divino. L'uomo è spirito che usa il pensiero per annullare i confini della propria gabbia fisica. Quando il profondo desiderio del conoscere portò l'uomo a penetrare l'atomo, quello fu il momento di un'epoca nuova per l'umanità. Con stupore, gli scienziati videro che l'oggetto che sembrava più denso, era invece costituito da "spazi vuoti… non si trattava più di materia, bensì di energia: forma invisibile di potenze nascoste dell'universo. Se i nostri occhi potessero osservare la struttura intima della materia, ogni oggetto e ogni distanza sparirebbero in una visione di punti che ruotano intorno ai vari nuclei centrali. Meraviglioso sarebbe tutto ciò che ci circonda, se i nostri sensi riuscissero a sentire e vedere oltre i ristretti confini della loro limitata percezione, udiremmo suoni che nessuna immaginazione umana potrebbe consentirci di udire. Vedremmo fantasmagorie di colori… l'invisibile e l'inudibile trasformati in realtà. L'energia spirituale, quella che assume forme ignote e inconcepibili per noi esseri umani, è al di sopra dei nostri schemi mentali, oltrepassando l'intelligenza e la nostra capacità di comprensione. E' quell'accorgerci che quel "quid", che noi chiamiamo spirito o scintilla divina, è lo stesso nostro quid che verrà liberato quando abbandoneremo il nostro corpo composto da materia. Ci trasformeremo anche noi, in spirito o scintilla divina … rivestendo altre forme o altre sostanze a noi ignote. Eso Exo

IL DOMINIO DELL'IMPERO ROMANO IN PALESTINA

di Roberto Marchetta

Intorno al 140 a.C, mentre era Gran Sacerdote Simone, lo Stato ebraico, dopo secoli di dominazione macedone, recuperò la sua indipendenza. Dopo la deportazione a Babilonia il più importante problema degli Ebrei fu per lungo tempo quello di concentrare a Gerusalemme le genti disperse e conservare poi, sotto il dominio e le persecuzioni dei Seleucidi, successori di Alessandro Magno, il proprio culto per Jahvè. Al tempo di Simone iniziò un nuovo periodo di espansione, seguito dall'annessione della Samaria. Tutto ciò fu possibile grazie alla egemonia romana su tutti gli Stati mediterranei e quindi proprio a Roma si rivolsero gli ebrei per aiuto. Intorno al 140 a.C., secondo Flavio Giuseppe, avvennero i primi contatti tra il Regno di Giuda e Roma. Simone inviò a Roma una delegazione e Roma assicurò agli Ebrei l'aiuto che derivava dalla sua autorità in Oriente, fatta esclusione di interventi militari. Ma quando a Simone seguì Giovanni Ircano, il nuovo re di Siria, Antioco VII, si assunse il ruolo di restaurare l'autorità dei Seleucidi in tutta l'area. Sgominate le bande ebraiche, riconquistò i territori occupati dai Giudei. Ircano si rivolse a Roma, che, escludendo l'intervento militare, invitò Antioco a restituire i territori e a non invadere la Giudea. Vista la mancata reazione di Roma, il sovrano siriano invase lo Stato ebraico e strinse d'assedio Gerusalemme. Dopo un anno di sofferenze la città fu costretta ad arrendersi. I consiglieri del re invitavano a sterminare il turbolento popolo ebraico, ma Antigono Evergete, probabilmente temendo la reazione di Roma, che non avrebbe potuto sopportare un simile affronto, si limitò a demolire le fortificazioni di Gerusalemme e ad imporre un tributo di guerra, e, a differenza dei suoi predecessori, si mostrò rispettoso della loro religione. Ma nel 129 a.C., mentre si era spostato con il suo esercito ad Oriente ed aveva riconquistato la Babilonia, attaccato di sorpresa, Antigono Evergete cadde combattendo contro i Parti e con lui si esaurisce il tentativo di restaurare il potere dei Seleucidi. Alla sua morte tutta la sua opera in Giudea svanì e Giovanni Ircano riassunse la sua posizione di indipendenza, battendo moneta di bronzo con la dicitura "Giovanni Gran Sacerdote e la comunità dei Giudei". Sotto questo sacerdote avvenne la scissione di quella setta religiosa che fu nota come i "Farisei", cioè quelli che si separano. Il processo di espansione territoriale dello stato ebraico riprese, anche con nuove misure. Gli Idumei, ad esempio, non furono cacciati dal loro territorio, ma vennero costretti ad abbracciare l'ebraismo e a sottoporsi alla circoncisione. Questa forzata incorporazione spiega la vendetta che si abbatte sui Giudei, un secolo dopo, per mano dell'idumeo Erode (Idumèa terra di Edom cioè "rosso"). Verso la fine della vita di Ircano i Giudei assediarono la città greca di Samaria. Antigono IX cercò di liberare la città, ma fu sconfitto dalle truppe comandate dai due figli del Gran Sacerdote (108 a.C.). I Giudei, presa la città, deviarono su di essa i corsi d'acqua, in modo da cancellarne ogni traccia. Ircano morì nel 104. Sotto il figlio Alessandro ulteriori conquiste riportarono il Regno alle dimensioni di quello di David, mentre il conflitto che opponeva il re ai Farisei degenerò e quest'ultimi subirono atrocità peggiori di quanto non furono inflitte ai fedeli ebraici durante la persecuzione dei Seleucidi. Il Regno di Alessandro fu percorso da violenze e ribellioni. Per difendersi dalle rivolte il sovrano ingaggiò un corpo di mercenari che venivano in gran parte dalla Cilicia. Questi provvedimenti non potevano che aumentare la violenza degli scontri. Così, a leggere Flavio Giuseppe, apprendiamo che Alessandro uccise non meno di 50.000 Giudei in sei anni. Visto che, proseguendo per questa strada avrebbe distrutto il suo regno, tentò la via della pacificazione, ma, quando chiese ai suoi sudditi che cosa avrebbe dovuto fare per pacificarli, gli fu risposto che doveva solo morire e che, anche dopo la sua morte, non sarebbe stato facile riconciliarsi con uno che aveva commesso tali misfatti. I conflitti non poterono essere risolti che con le armi, e così fu. La guerra tra le fazioni si risolse a favore di Alessandro, del quale Flavio Giuseppe così descrive la crudeltà: "Per l'irrefrenabile furore: la sua ferocia giunse fino a l'empietà; ottocento prigionieri furono crocifissi nel mezzo della città e fece uccidere sotto i loro occhi le loro mogli e i loro figli, ed egli assisteva a questo spettacolo bevendo e sdraiato tra le sue concubine. Il popolo fu preso da tale sgomento che, nella notte seguente espatriarono da tutta la giudea ottomila persone della fazione ribelle e, per costoro, solo la morte di Alessandro potrà mettere fine all'esilio. Alessandro intraprese a questo punto una serie di campagne contro la Siria con esiti alterni. Rientrato in patria, si ammalò e morì lasciando, dopo un regno di 27 anni una situazione torbida (76 a.C.) Lo seguì sul trono la moglie Alessandra, che riuscì nella sua opera di conciliazione, recuperando alla causa della casa regnante i Farisei, mostrando una stretta ortodossia nel rispetto della tradizione e del culto. Del resto i Farisei, avevano tra i Giudei, la fama di superare tutti, nel rispetto della religione e nell'esatta interpretazione delle leggi. Le concessioni che Alessandra fece ai Farisei non la indussero, tuttavia, a rinunciare ad un corpo di mercenari cui, in ultima analisi, affidava la propria sicurezza.

2018 

San Francesco a Giano 

di Tito Conocchia 

Francesco, già! Anche il mio vicino di casa si chiama così e quanti altri portano questo nome? Da noi, in Umbria ne contiamo a migliaia senza dimenticarci ovviamente di tutte le Francesche, numerosissime anche loro e vorrei divertirmi a censire tutti gli abitanti umbri che così si chiamano, per stilare poi, la percentuale che sarà più che cospicua se non addirittura dominante, ma per questo non ci si dovrebbe scomodare assumendo il dato come il risultato di una diffusione secolare e altresì, potremmo fare a meno di cercare l'etimologia stessa del nome che deriva dall'antico alto tedesco Franch che significa "libero". Il successo di "Francesco" risiede anche nel suono stesso che si emette nel pronunciarlo: un insieme di vocali, consonanti fricative di gradevole ed equilibrata intensità, una specie di fruscio, ma al contempo, sinonimo rassicurante, consueto, sacrale e mistico, come l'Umbria: la terra di San Francesco. Questo lascito culturale non si può assolutamente ignorare. Un'eredità che dal verbo e dalle gesta del Santo, è riuscito ad attraversare oltre 700 anni di storia; disseminando ovunque, testimonianze architettoniche e pittoriche di grande pregio e rilevanza artistica. Le tracce storiche e il culto. Francesco ebbe una vita breve, un passaggio storico rapido ma di straordinaria intensità. Il suo carisma mistico, ad una spiritualità pervasiva traccia con leggerezza un segno culturale dei nostri luoghi, indelebile. Testimonianza di ciò che la volontà collettiva espressa dalle comunità, ha tributato al mistico, al rispetto, alla venerazione e altresì, magnificato le gesta. Umbria Francescana. Umbria, salendo attraverso colline argentee di uliveti in una delle tante "provinciali" che vi si snodano ed orientando la bussola verso i Monti Martani, si approda a Giano dell'Umbria, un piccolo paese situato in provincia di Perugia edificato nell'Alto Medioevo e presumibilmente sui i resti di un precedente insediamento romano, (da qui il suo nome "Janus" come il nome della divinità). Lasciandoci alle spalle numerose curve si fa ingresso a Giano e l'impatto visivo è dominato da un imponente soggetto architettonico, traccia evidente dell'eredità del Santo e nella fattispecie, il Complesso Monumentale dell'omonima Chiesa con annesso sistema Convento, solida espressione di Francescanesimo pietrificato. Come ad Assisi, la chiesa e il suo complesso monastico, sorgono ai piedi dell'insediamento urbano e forse non è casuale questa affinità, se infatti, dalla piazza di Giano si traccia una linea retta in direzione nord, si ottiene una congiunzione visuale con Assisi e la Basilica del Santo in una sorta di comunione visiva e perché no, Spirituale. Cos'è che determina la scelta del luogo su cui insediare un edificio di Culto? Quali sono stati i criteri adottati nella scelta stessa? Cosa c'era di così speciale a Giano da designarlo come "Topos" su cui edificare una delle prime chiese dedicate espressamente al Culto di San Francesco? Proprio così, a Giano esiste una delle più antiche chiese dedicate al Santo e non a caso è inserita nel novero delle dieci Chiese ufficialmente riconosciute dalla comunità Francescana come precipuo luogo di culto. Questo dovrebbe essere motivo di orgoglio per la sparuta e forse distratta comunità locale, che non può ignorare le potenzialità dì rilancio turistico/economico rappresentate dalla presenza in loco di edifici cosi rilevanti sotto un profilo storico-artistico. Ma, tornando alla collocazione della Chiesa-convento, sembra che esista una documentazione che mette in relazione il luogo con un personaggio chiave nella narrazione di questa vicenda e cioè Fra Giordano Da Giano (testimone e diffusore del Francescanesimo in Germania nel tredicesimo secolo). Giordano incontra Francesco, abbraccia la sua regola e diventa uno dei primi epigoni e diffusori ed è proprio questo che fa la differenza. In base a ricerche effettuate in archivi statali e vaticani, si volle appunto edificare la Chiesa nelle vicinanze (presumibilmente) dalla casa natale di Giordano, morto in Germania nel 13° secolo. Il complesso monastico e la Chiesa di San Francesco a Giano, rappresentano almeno il venti per cento della volumetria complessiva dei fabbricati del paese, aprendosi alla visione nelle varie fughe prospettiche con la presenza massiccia in forma di parallelepipedo della Chiesa omonima che, della nuda e disadorna pietra fa umile mostra: dobbiamo prendere in considerazione che, comunque, gli edifici francescani della prima ora erano austeri ed essenziali in pieno accordo e rispetto della regola pauperistica e San Francesco a Giano ne incarna perfetta mente lo spirito. Si ha motivo di ritenere che la posa della prima pietra possa essere collocata cronologicamente nella seconda metà del Duecento e sempre documentalmente la Chiesa venne consacrata nel 1294 durante il pontificato di Papa Nicolò Quarto (primo pontefice francescano). L' edificio attualmente si presenta nella imperturbabile semplicità come il risultato e il compromesso tra l'impianto architettonico trecentesco e la successiva sovrapposizione post-conciliare avvenuta a ridosso del 500 e il 600. La facciata rettangolare con la sommità a spioventi esibisce nettamente il rialzo perimetrale e ha come elementi di rottura con la trama regolare in blocchi di pietra rosea il portale ad incasso sovrastato da un oculo cieco, ciò che resta del rosone romanico originale murato verosimilmente nel 18° secolo, permettendo così la costruzione dietro al rosone stesso, di una cantoria lignea con annesso organo a canne. Con una pianta a croce, un'unica navata, due transetti e un abside, San Francesco, esposta nella sua facciata ad ovest richiama a sé tutti gli elementi dello spirito Francescano, un elogio alla semplicità. Se si potesse volgere lo sguardo a ritroso nel tempo di 500 anni e vedere quale fosse l'aspetto della Chiesa, in cosa ci saremmo imbattuti? Una facciata in pietra rosea levigata e di forma rettangolare, il suo portale d'ingresso con arco a tutto sesto, il rosone centrale ed una cornice di pietre a sbalzo che ne delimitavano l'altezza. Dietro la facciata gli spioventi del tetto, sostenuti internamente da una struttura lignea a capriate, nel lato perimetrale sinistro la pietra grezza da spazio a due finestre con arco a sesto ribassato (attualmente murate) e molto probabilmente dotate di vetri colorati, sul lato destro non appena svoltato l'angolo della facciata stessa doveva aprirsi un accesso secondario alla Chiesa (come visibilmente testimoniato) rappresentato da una porta sempre con sesto ribassato e da una finestra collocata quasi all'incrocio con lo spigolo del transetto. Il perimetro apre poi alla presenza dei transetti anch'essi sormontati dagli spioventi del tetto condiviso con il retro, occupato dall'abside (cantoria) che chiude e fornisce raccordo al sistema convento e con la sua finestra lascia filtrare all'interno la luce dell'est. All'interno, San Francesco esibisce una semplice pavimentazione in mattoni che da supporto e sostegno al nostro sguardo rapito dalla fuga prospettica centrale che si focalizza sull'altare maggiore e prosegue verso l'abside intercettando gli affreschi e le panche dei frati cantori, la luce addotta dalle succitate aperture nelle sue intersezioni lascia affiorare un insieme di affreschi di periodo tardo-gotico ed opera di, maestri pittori primitivi che oltre a creare bellezza e narrazione ne moltiplicano lo spazio fisico e metafisico. Immaginiamo un ciclo pittorico che esalta la fede e gli atti dei santi più in voga del periodo, un susseguirsi cromatico di storie e rappresentazioni che percorre tutti i lati della Chiesa, così immagino San Francesco a Giano qualche secolo fa, forgiata in uno stile Romanico austero ed essenziale e sorta in un luogo iniziatico dotato di magnetismo. Quel che è successo dopo. LA TRASFORMAZIONE DEL LUOGO POST CONCILIO DI TRENTO. Tra la fine del 500 e l'inizio del 600 la Chiesa di San Francesco subisce una considerevole trasformazione, vengono elevate le mura e i connotati del suo aspetto interno completamente stravolti e tutto ciò, in virtù di una sopraggiunta esigenza di rafforzamento e rinnovamento di immagine della Chiesa Cattolica in tempi di riforma Luterana e questo si palesava anche svecchiando i luoghi di Culto rendendoli più appariscenti per sorprendere e conquistare la comunità di fedeli con impianti barocchi e neo-classici mirabilmente sovrapposti. La Chiesa di San Francesco a Giano è stata oggetto di un equilibrato innesto di istanze stilistiche e teologiche nuove per l'epoca di riferimento, questo motivato sopruso, legittimato da logiche di sovranità e potere sono ben visibili nel sito e si estrinsecano nella presenza di altari lignei finemente lavorati ed inseriti in comparti architettonici ad Arco esaltati da cornici e modanature varie di ispirazione Classicista, ognuno di questi sei altari incornicia tele dipinte da maestri locali e nella fattispecie le opere di Pietro Paolo Sensini (pittore tuderte di fine 500) esponente del tardo manierismo umbro dotato di una buonissima tecnica pittorica e che ci accompagna idealmente, tra rappresentazioni di Santi con i loro attributi, verso il maestoso altare maggiore che come gli altri mostra anche un paliotto in scagliola magistralmente decorato e oltre ad esibire un trionfo di fine ebanisteria ed una pregevole Adorazione dei Magi ( forse Fiamminga), ha il compito di separare ciò che rimane del prosieguo architettonico originale riorganizzando lo spazio ed eliminando ogni possibile equivoco riferimento al vecchio , la navata con sua sopraelevazione è completamente appannaggio del Barocco illuminato da otto finestre sommitali, la solennità aurea del succitato altare si fronteggia con la parete d'ingresso occupata dalla settecentesca cantoria ove trovava spazio un organo a canne . Quel che sfugge alla tracotanza barocca e va ad inserirsi come valore aggiunto è senza ombra di dubbio ciò che resta del ciclo pittorico in forma di affresco (riportato alla luce negli anni 30 del secolo scorso dopo aver rimosso due degli otto altari presenti in navata) e ospitato nel transetto sinistro, opera (secondo attribuzione dello studioso Federico Zeri), del pittore tardo gotico umbro Giovanni Di Corraduccio e che ci porta dritti dritti, in un Medio Evo cronologicamente più vicino al Santo di Assisi. Ciò che rimane del ciclo pittorico rappresenta più o meno il 30% delle superfici e per nostra fortuna si conserva piuttosto bene la Crocefissione e una rappresentazione dell'inferno tra demoni e anime dannate. Superando il possente sipario barocco dell'altare centrale attraverso un'apposita apertura si approda alla sacrale bellezza dell'abside con le sue" istantanee" di Santi, Arcangeli e Madonne, specchiate in uno stile sobrio che ne immobilizza i volti e idealizza la rappresentazione sintetica dei tratti umani, tipico dello stile tardo gotico ed anche in virtù di questa essenzialità nel ritrarre soggetti religiosi che nasce l'esigenza di incasellare questi umili e spesso ignoti pittori all'interno della categoria dei "primitivi". Ben visibile è quel che rimane della lignea cantoria settecentesca che, prima del restauro occupava tutto il basso perimetro absidale occultando però parte degli affreschi che possiamo ammirare oggi. Dall'abside si ha facoltà di accedere alla sacrestia, frutto anch'essa dell'ampliamento post-conciliare che fa mostra di un elegante volta a crociera che, non lascia convergere le vele sino al vertice, ma le interrompe per dare spazio ad una decorazione al di sotto un imponente mobile Armadio che, prende luce dalla confinante finestra che lo separa da un lavabo in pietra recante la data del 1608.

Conclusioni

La descrizione del luogo e del soggetto preso in esame chiama a sé una componente Mistica nonché Teologica, sostanziata da elementi di scelta e di ricerca del "Topos o del Genius Loci" e a distanza di oltre 700 anni la somma degli eventi Storici di cui il monumento in esame può rendere testimonianza, è anche la cifra esatta del valore potenziale che San Francesco a Giano possiede e cioè, quello di possibile traghettatore di un Turismo Culturale, sicuramente più di nicchia ma pur sempre efficace se inquadrato in un progetto di riqualificazione e rivitalizzazione di Giano Capoluogo da tempo asfissiato da un'inarrestabile desertificazione demografica. La Chiesa di San Francesco esautorata della sua funzione liturgica è uno spazio che conserva ed esibisce simultaneamente "Bellezza", una bellezza stratificata nei secoli che si offre al Divino, ma che conquista anche lo sguardo distratto del Profano. Negli ultimi tempi ed in seguito a due interventi di restauro, la Chiesa è stata Teatro di piccoli eventi culturali che ne hanno esaltato la vocazione di spazio atto, alla rappresentazione e messa in scena della Cultura e della Conoscenza. "L'intellighenzia" locale forse un po' sonnacchiosa, dovrebbe prendere seriamente in considerazione le potenzialità espresse dal sistema Chiesa –Convento e farne veicolo di attrazione turistica e interesse economico culturale. Creare i presupposti per una maggiore visibilità del sito è Indispensabile, il riutilizzo con modalità laiche di un luogo di culto privato della sua funzione originale non ne dovrebbe svilire la sacralità ma intercettando altre caratteristiche, questo spazio verrebbe di nuovo consacrato alla diffusione dell'Arte, della Cultura e della Conoscenza.

2017

L'Editoriale del Direttore

di Roberto Marchetta 

IL CENACOLO DI LEONARDO DA VINCI

"L'ignoranza ci acceca e ci trae in inganno. O miseri mortali, aprite gli occhi". In questo dipinto di Leonardo (1498) , possiamo identificare da sinistra il 1° gruppo di tre personaggi. In piedi Bartolomeo, Giacomo Minore ed Andrea. Bartolomeo ha le mani poggiate sul tavolo; Giacomo Minore poggia una mano sul braccio di Andrea e con l'altra tocca la spalla di Pietro. Nel gruppo successivo Andrea sta fermo al suo posto e solleva in alto le mani con i palmi rivolti all'esterno. Nel 2° gruppo troviamo Pietro, Giuda e Giovanni. Giovanni, con il suo carattere tranquillo, ascolta in silenzio le parole che Pietro sussurra nel suo orecchio; ha in mano un coltello e reagisce con rabbia. Il 3° gruppo è composto da Tommaso , Giacomo Maggiore e Filippo. Giacomo è seduto ed allarga le braccia...Tommaso con il dito teso si piega verso Gesù. Filippo è in piedi, con le mani sul petto. Nel 4°gruppo sono Matteo, Simone e Taddeo. Matteo tende le braccia verso Cristo, ma il busto ed il viso sono rivolti all'indietro, verso Simone e Taddeo, come per esprimere la sua angoscia. Taddeo è rappresentato con le mani aperte verso l'altro e manifesta meraviglia. Leonardo con questo dipinto spiega il carattere di ogni apostolo e la loro relativa e diversa emotività. Leonardo applica in questo dipinto la sua teoria sui linguaggi gestuali, esattamente la teoria dei "Moti dell'animo". Gesù cristo è una figura storica di enorme influenza , forse il leader più enigmatico e seguito che il mondo abbia conosciuto. Come Messia delle profezie, Gesù ha abbattuto un re, ispirato molti studi e fondato le nuove filosofie. Come discendente del re Davide e Salomone, aveva diritto a rivendicare il trono di re dei giudei. Com'è comprensibile, la sua vita è stata scritta da migliaia si suoi seguaci in tutte le terre. Più di 80 vangeli sono stati presi in considerazione per il nuovo testamento, tra cui quello di Matteo , Marco , Luca e Giovanni. L'imperatore Costantino è stato un pagano per tutta la vita e fu battezzato sul letto di morte. All'epoca di Costantno la religione ufficiale romana era il culto del Sole: il culto del Sol Invictus (il sole invincibile) e Costantino era il suo sacerdote più alto. A quel tempo, Roma era agitata da un crescente tumulto religioso. Tre secoli dopo la crocissione di Gesù Cristo, i suoi seguaci si erano moltiplicati in modo esponenziale . Cristiani e pagani cominciavano a litigare tra loro ed il conflitto cresceva con tali proporzioni, al punto di minacciare gli spazi essenziali e cari a Roma. Costantino allora decise di prendere provvedimenti. Nell'anno 325 unificò Roma sotto una sola religione, il cristianesimo. Costantino essedo anche una bile uomo politico e d'affari, vedendo che il cristianesimo era in netta ascesa, si limitò, semplicemente a puntare sul cavallo vincente. Gli storici si meraviglaino tutt'ora per il modo intelligente e brillante di Costantino per come riuscì a convertire una potenza come Roma al cristianesimo, soppiantando i pagani e gli adoratori del sole . Costantino riuscì a fondere la tradizione cristiana, ancora in fase di sviluppo, utilizzando i simboli, le date e rituali pagani , creando una sorta di religione ibrida che, in qualche modo accontentasse tutti e due i credi. La trasmutazione, quale risveglio spirituale con le sopravvivenze della religione pagana nella simbologia cristiana, sono innegabili: i dischi solari egizi divennero le aureole dei santi cristiani. Le immagni di Iside che allatta il figlio di Horus, divinamente concepito, divennero il modello per le immagini della Vergine Maria, e virtualmente, tutti gli elementi del rito cattolico – la mitra , l'altare, gli inni e la comunione, - sono stati adottati direttamente dalle precendenti religioni misteriche pagane. Il Dio precristiano Mitra- chiamato "figlio di Dio" e "luce del mondo" – era nato il 25 Dicembre, quando morì, fu sepolto nella tomba nella roccia e poi risorse tre giorni più tardi. Tra l'altro, il 25 Dicembre ricorre il compleanno di Osiride, Adone e Dioniso. Al neonato Krishna sono stati offerto oro, incenso e mirra. Anche il giorno di festa dei cristiani era simile al mondo pagano. In origine il cristianesimo rispettava la festa ebraica del sabato, ma Costantino la spostò per farla coincidere con il giorno che i Pagani dedicavano al sole (A Roma, il culto solare venne introdotto sotto l'Impero attraverso le gnosi orientali, e si svilupò in modo, per così dire, esteriore ed artificiale, favorito dal culto degli Imperatori). In Inglese la domenica , "Sunday", è letteralmente "sun day", giorno del sole. Durante questa fusione delle religioni, Costantino sentì il bisognodi rafforzare la nuova tradizione cristiana, e perciò convocò una famosa riunione ecumenica nota come il Concilio di Nicea. Durante questo concilio fu scritto il "credo" , che era chiamato anche credo niceno. A quella riunione si discussero molti aspetti del cristianesimo, che furono decisi attraverso un voto: la data della Pasqua, il ruolo dei vescovi , l'amministrazione dei sacramenti e , naturalmente, la divinità di Gesù; nome completo nella sua lingua nativa: Yeshua ben Yosef. Fino a quel momento storico, Gesù era visto dai suoi seguaci come un profeta mortale, un uomo grande e potente , ma pur sempre un uomo, un mortale. Lo status di Gesù figlio di Dio, fu ufficialmente proposto e votato dal concilio di Nicea. Con una maggioranza in questo concilio si stabilì la divinità di Cristo, fu un passo cruciale per l'ulteriore unificazione tra l'impero romano ed il nuovo potere con sede nel Vaticano. Appoggiando ufficialmente Gesù come figlio di Dio , Costantino trasformò Gesù in una dicinità che esiste al di fuori del monfo, un'entità il cui poter enon si può contraddire. Questo impediva ai pagani di opporsi al cristianesimo. Da questo momento, chi seguiva la via di Cristo, poteva salvarsi. Soltanto attraverso questa via "sacra", poteva esserci la salvezza: la chiesa cattolica romana , era indispensabile al funzionamento della Chiesa e dello Stato. Gesù è stato un uomo grande e potente. Le subdole manovre politiche di Costanino non intaccano la maestà della vita di Cristo. Gesù Cristo non è una mistificazione, e nessuno può negare che il suo cammino sulla Terra ha ispirato milioni di uomini verso una vita migliore. Costantino ha approfittato dell'inflenza e dell'importanza raggiunta dall'immagine di Cristo e , così facendo, ha dato al Cristianesimo il volto che oggi noi conosciamo. Quando Costantino innalzò Gesù,erano passati quattro secoli dalla Sua morte , esistevano migliaia di documenti che parlavano della sua vita. Costantino, con una sua importante decisione , creò il momento più importante della storia crustiana: commissionò e finanziò una nuova Bibbia, che escludeva i Vangeli in cui si parlava dei riratti umani di Cristo , al fine di promuovere i Vangeli che ne esaltavano gli aspetti divini. I vecchi vangeli vennero messi al bando, sequestrati e bruciati. Chi sceglieva i vangeli proibiti , definiti apocrifi (anziché la versione voluta da Costantino), veniva definito eretico. L'origine del termine eretico , risale quel momento della storia. La parola latina hereticus, deriva da "scelta". Coloro che sceglievano la storia originale di Cristo , furono i primi eretici del mondo. Fortunatamente, per gli storici, alcuni dei Vangeli che Costantino cercò di cancellare, riuscirono a sopravvivere. I Rotoli del Mar Morto , furono trovati intorno al 1950 in una caverna nei pressi di Qumran, nel deserto della Giudea. E abbiamo anche i rotoli copti scoperti nel 1945 a Nag Hammadi. Oltre a raccontare la vera storia del Graal, questi documenti parlano del ministero di Cristo in termini umani. Naturalmente i rotoli evidenziano le divergenze storiche , confermando così le scelte volute da uomini che seguivano un preciso ordine politico

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